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Dentro Catania

A Catania c’è la chiesa più grande di tutta la Sicilia

Published by
Martina Di Paolantonio

Ogni città ha i suoi punti di vanto e Catania ha la chiesa più grande di tutta la Sicilia: ecco la storia della chiesa di San Nicolò l’Arena.

facciata della chiesa di San Nicolò l’Arena a Catania (Catanialive24.it)

Paese che vai, usanza che trovi, o meglio: città che vai, motivi di vanto e primati che trovi. A Catania, ad esempio, sorge la chiesa più grande di tutta la Sicilia, quella di San Nicolò l’Arena. Si tratta di un edificio di culto cattolico sito in Piazza Dante, che vanta una lunghezza di 105 metri, una larghezza di 48 metri alle navate e 71 metri al transetto e un’altezza massima di 66 metri alla cupola.

Queste dimensioni la rendono non soltanto una delle attrattive turistiche più gettonate del capoluogo, al fianco del celebre Duomo (qui trovate la storia della sua pizza), ma anche il punto di osservazione panoramica più alto della città. La chiesa di San Nicolò fu costruita successivamente alla devastante eruzione dell’Etna del del 1669, sui resti di un antico tempio rinascimentale.

La chiesa più grande della Sicilia si trova a Catania: San Nicolò l’Arena

La cupola della chiesa di San Nicolò l’Arena, alta 66 metri (Catanialive24.it)

L’episodio eruttivo è infatti considerato il più distruttivo della storia della città: numerose aree urbane furono seppellite dalla lava, che arrivò fino in prossimità del mare nella zona occidentale di Catania. Durante la stessa eruzione, ad esempio, anche il fiume Amenano finì per sprofondare sotto terra.

Ispirato a una figura mitologica metà uomo e metà toro, il fiume scorreva prima in superficie, per poi trasformarsi in fiume sotterraneo in seguito all’evento eruttivo. Oggi la chiesa di San Nicolò l’Arena è annessa al monastero benedettino adiacente e si presenta piuttosto austera all’esterno, a metà tra il barocco e il neoclassico.

Dal XVIII secolo a oggi: come è cambiata la chiesa

Inoltre alcuni elementi della stessa non sono mai stati ultimati, ad esempio la trabeazione delle 8 colonne frontali. La ragione di tutto ciò è semplice: i monaci preferivano investire le proprie risorse economiche sul miglioramento degli ambienti del monastero. A ciò bisogna aggiungere anche alcune difficoltà tecniche nella costruzione.

La chiesa, nel corso dei secoli, è divenuta anche un sacrario militare per il soldati morti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Tali ambienti, voluti dall’Associazione Provinciale delle Famiglie dei Caduti in Guerra, furono progettati dall’ingegnere Alessandro Vucetich.

Martina Di Paolantonio

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