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#Accatania – Sofismi catanesi

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Fabrizio Ventura

La vita e le abitudini delle persone che abitano in un luogo (Catania) sono il risultato di ciò che gli antenati hanno loro tramandato nei secoli.

È questo il concetto di nazione, che va ben oltre quello di popolo.

Un’entità in divenire che si specchia nelle sue origini e trae linfa vitale dal suo passato, l’insieme di tutte le generazioni di ieri, di oggi e di domani.

Generazioni che hanno condiviso un medesimo concetto di patria e di tradizione.

Katane fu fondata dai greci che vi lasciarono tracce inconfondibili del proprio passaggio.

Ma più che un’eredità materiale e monumentale, a mio modo di vedere, i padri ellenici hanno inculcato nel nostro inconscio alcuni specifici contenuti filosofici.

Quali? Non certo l’eredità socratica fondata sulla coscienza morale, definita psyché, e sulla ricerca della conoscenza e della verità assoluta…quanto piuttosto il più deteriore concetto di sofisma. #Accatania, infatti, la verità non esiste, picchì ognunu avi a so e ognunu a cunta comu voli pi cummìnciri tutti l’autri.

Martedì il nostro ineffabile sindaco ha scritto un mirabile post – con un titolo roboante e tutto in maiuscolo per farlo risaltare meglio – ca mi fici cascari da seggia facennumi ‘ntappari i corna ‘ndo spingulu do tavulu: “LA DIFFERENZIATA FUNZIONA: I PRIMI DATI”.

Sulla sua pagina Feisbùkk, Savvuccio, snocciolava dati assai confortanti ed esprimeva estrema soddisfazione per i risultati raggiunti.

Faceva anche menzione dell’imponente macchina dei controlli messa in piedi dai vigili urbani che, ha annunciato in anteprima, sarà ulteriormente potenziata grazie ad avveniristici mastelli antifurbi dotati di qr-code, che verranno distribuiti nel prossimo futuro…viremu quannnu…

Mbaruzzu, ma si seriu?! Mancu tu mi pari! Ma tu facisti un giru pi strata? No viristi ca Catania sta fitennu chiù assai do bancu da tonnina?

E poi…i catanisi lassunu i machini senza assicurazione macari ‘ndo sagrato do Duomo di Catania e sicunnu tia si scantunu di mentiri a carta ndo sicchiu da plastica, picchì c’è u qr-code?

Avaja, dacci u tempu a Kevinni di disignarici supra qualche volatile dalla curiosa forma cilindrica e sta farsa finisci prima d’accuminciari!

Sembra in effetti che l’amministrazione – che nel frattempo ha cambiato l’assessore all’Ambiente Cantarella dopo i lusinghieri risultati raggiunti – non si renda conto dello stato di degrado e sporcizia nel quale purtroppo la città versa da mesi. Dei cumuli di spazzatura disseminati a membro di rottweiler, dei sacchi poggiati in terra alla mercé di cani e gatti randagi, della confusione totale nella quale sono stati catapultati dall’oggi al domani i catanesi a cui non è stato fornito neanche il calendario della raccolta, sembra infatti non esser mai arrivata notizia a Palazzo degli Elefanti.

Io credo che, piuttosto dei titoli trionfalistici, avremmo avuto bisogno di una vera presa di coscienza, di valutazioni oggettive e di obiettività.

Un “ci stiamo provando, ma è dura” sarebbe stato infatti assai più apprezzabile, anche perché Savvucciu, ca è bravo carusu, una cosa giusta alla fine l’ha detta: i catanisi n’anu a fari “spirtizzi”!

Anche l’amministrazione più efficiente – macari ca ci fussi u sinnacu di Oslo – senza la collaborazione dei cittadini può fare ben poco.

Se nuatri ni ni futtemu, arrunzamu ‘nzo chi è ghiè ‘ndo saccu niuru e u ittamu unni capita quannu non ni viri nuddu, sta cazzarola di città rimarrà sempre una pattumiera a cielo aperto, dove i suggi parunu triceratopi e i cristiani si ni volunu scappari.

La città di Catania è nostra, Savvucciu, Enzucciu, Raffaeleddu, Umbetto, iddri passunu, ma nuatri arristamu.

I nostri figli, la nostra gente non merita tanto degrado, eppure dobbiamo sempre chiederci cosa dipende da noi e cosa dagli altri. È vero, forse non possiamo cambiare il mondo, ma il nostro condominio, la nostra strada, il nostro quartiere, forse sì.

Non occorre diventare eroi per essere persone perbene e non occorre essere Socrate per obbedire alla legge morale.

Rendiamo possibile ciò che ci riguarda in prima persona, perché Catania merita molto di più soprattutto da parte di chi la ama davvero.

Per il resto ci sarà tempo e modo di lamentarsi, ma solo dopo aver fatto tutto quanto è nelle nostre possibilità…

Fabrizio Ventura

Si laurea in Economia all'Università di Catania grazie a diverse raccomandazioni e al ricorso sistematico al Cepu. Riesce ad entrare in banca copiando spudoratamente ai test di assunzione, ma si accorge presto che quella non può essere la sua strada. Si butta allora a capofitto nello studio, riuscendo a conseguire diverse lauree presso l'Università della Vita: scienze politiche, giurisprudenza, ingegneria civile, lettere e recentemente medicina con specializzazione in virologia. Consapevole che il suo futuro è nel reddito di cittadinanza, decide di togliere tempo al lavoro da bancario per dedicarlo alla scrittura: al suo attivo centinaia di post su Feisbùkk, la rubrica #accatania su Catania Live 24 e un romanzo che prima o poi qualcuno mosso a compassione deciderà di pubblicare.

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