#Accatania – Tra preistoria e storia… mbare staiu tunnannu!

Convenzionalmente si fa risalire il passaggio tra la preistoria e la storia a poco più di 5.000 anni fa, quando vennero inventate in Mesopotamia, Egitto e Centroamerica le prime forme di scrittura.

Quello fu l’ipotetico spartiacque a partire dal quale l’uomo prese coscienza di sé e iniziò a tramandare consapevolmente ai posteri i segni del proprio passaggio sulla Terra.

Allo stesso modo, recentemente, anche #accatania i Neanderthal della sosta selvaggia hanno attraversato un’analoga fase di transizione: dall’essere zaurdi senza coscienza né spiegazioni, all’esserlo ammettendolo per iscritto.

Da sempre, infatti, nella nostra città le auto vengono lasciate a “fallo di quadrupede” senza il minimo ritegno, ma anzi con l’arroganza di chi vuole sottolineare la propria spittizza.

Così le si parcheggia sopra i marciapiedi, in doppia e tripla fila, sulle strisce pedonali, davanti ai cancelli come se nulla fosse. E questo avviene in tutte le zone, con l’unica differenza che in quelle VIP, quali la Via Etnea e il Corso Italia, gli zauddi jettunu i SUV supra a banchina pi farisi avviriri dall’amici, mentre nel resto della città la zaurdaggine è anonima e non griffata.

Per fortuna, però, anni di proteste da parte dei catanesi perbene e le innumerevoli denunce su Feissbùkk – nonostante la costante inerzia delle amministrazioni e dei vigili ca non virunu, non sentunu e non parrunu – hanno pian piano fatto evolvere la situazione…

È stato però un processo lungo e travagliato, iniziato prendendo embrionalmente coscienza del problema addumannu i quattru frecce – che poi sono sei – come scusante e discolpa di qualsiasi nefandezza. Nell’immaginario dei trogloditi automuniti, infatti, bastava questa accortezza per poter parcheggiare l’auto ovunque si volesse e garantirsi comunque una giustificazione a prova di Suprema Corte di Cassazione:
«Mbare, ma picchì sta facennu accussì! No viri ca ci su i quattru freccie addumati?»

Dall’iniziale presa di coscienza, però, si è poi passati a una compiuta e definitiva consapevolezza, che ha portato i Neanderthal ad ammettere pubblicamente i propri misfatti. Come? Lasciando bigliettini sul cruscotto della propria auto, nei quali indicano con dovizia di particolari il posto dove si trovano.
“Se vuoi spostata la macchina citofona Falsaperla”
“Rivolgersi al negozio accanto, sto lavorando”
“Sono al bar, torno subito”

Finalmente gli uomini delle caverne hanno imparato a scrivere e stanno quindi utilizzando questa nuova scoperta per comunicare alla collettività quanto sono zalli. Ormai basta semplicemente fornire un recapito o un indirizzo per poter fare ciò che si vuole. Perché è ovvio: chi è intralciato dal parcheggio selvaggio DEVE andare a chiamare il porco e CHIEDERGLI CORTESEMENTE di spostare il mezzo…ci mancassi…semu #accatania!

E questo ovviamente vale anche per i vigili, perché mai dovrebbero fare una multa a chi si autodenuncia tanto candidamente?

Ci vuole un po’ di comprensione, du nuzzunteddu di Kevinni ha ghiri ni Sciantall e non po fari troppa strata a peri picchì è stancu dopu na jurnata a fari scippi. Nessuno si azzardi quindi a protestare, ma citofonate con garbo e vedrete che lui, indossando la pelle di leopardo e con la clava in mano, scenderà e vi farà la cortesia di spostare per un attimo la sua fiammante Golf GT coi vetri oscurati…

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