E’ impresa ardua provare a raccontare con delle semplici parole cosa sia stato il Calcio Catania 1946, matricola 11700.
Il Catania è stato letteralmente….Catania.
Testa, cuore, anima di un’intera città.
Perchè, a differenza di quanto possano credere o abbiano pensato scettici e diffidenti, i catanesi hanno sempre e solo vissuto in funzione di due cose: Sant’Agata e, appunto, u’Catania.
Sì, il Catania è stato molto di più di una semplice squadra di pallone.
Una storia fantastica che, snodandosi in 75 lunghissimi anni, ha saputo mescolare pagine meravigliose colorate di trionfi, a capitoli drammatici di cadute roboanti.
Quelle maglie a righe rosse e azzurre hanno saputo mescolarsi all’epidermide degli appassionati, silenziosamente ma costantemente, divenendone profumata e delicata pelle.
Dai nonni, passando per i padri, fino ad arrivare ai figli: passione infinita, capace di replicarsi nel tempo come straordinario e irripetibile ciclo di vita.
Il 24 settembre 1946, in via Costarelli, si è dato inizio a una leggenda.
Tante, tantissime vittorie sul campo, in tutte le categorie.
Dai terreni polverosi e più insulsi, fino al Paradiso della Serie A.
Ma anche il dramma, il sangue versato da chi è morto per onorare la propria fede, per combattere a difesa del sacro ideale.
Il Catania è stato tutto e niente.
Il “Clamoroso al Cibali” contro l’Inter di Herrera, il presidentissimo Angelo Massimino e il suo essere personaggio da letteratura, i 40 mila dell’Olimpico nel 1983, la radiazione, la ripartenza, Gaucci e la B nel favoloso pomeriggio di Taranto.
Poi l’epoca d’oro Pulvirenti-Lo Monaco, gli 8 anni di fila dando schiaffi ai più grandi di tutti, fino all’inizio della fine con la partenza dei treni sbagliati.
Nel lungo respiro della sua esistenza, però, l’Elefante non ha mai issato bandiera bianca.
Sormontato dal suo esercito di fedeli, pronti a tutto nel loro sentimento d’amore incodizionato.
Perchè “Melior de cinere surgo”, perchè ci si è sempre saputi rialzare dalle proprie ceneri.
Ma il Catania saprà, per l’ennesima volta, ritrovare l’interruttore magico.
Buon viaggio, sacra creatura di rosso e d’azzurro vestita.
Che sia soltanto un arrivederci.
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