Se abiti in un appartamento in affitto, devi essere a conoscenza di alcuni cambiamenti di regole previsti per il 2024.
Le normative che regolano l’affitto sono cambiate per il 2024: è bene che un inquilino ne sia a conoscenza, al fine di non incappare in problemi con il proprietario che possono concludersi in conseguenze penali. Ad apportare le modifiche è stato uno dei decreti connessi alla Legge di Bilancio 2024, vale a dire il D.L. numero 145 del 18 dicembre 2023, che risponde al nome di Decreto Anticipi.
Il decreto ha introdotto delle novità riguardanti gli affitti, rendendo obbligatorio il Codice di Identificazione Nazionale (CIN) necessario per tutelare la concorrenza e la trasparenza del mercato, nonché per evitare l’evasione fiscale o eventuali irregolarità nell’ospitare inquilini. Capiamo di cosa si tratta.
L’obiettivo del Governo Meloni e, più complessivamente, dell’Unione Europea sta nel regolamentare il settore nel quale primeggiano piattaforme come Booking, Expedia, Airbnb o anche gli stessi privati. La normativa riguarda esclusivamente gli affitti brevi, vale a dire quelle permanenze inferiori a 30 giorni, normalmente a scopo turistico.
Il Codice di identificazione nazionale appena introdotto pone un nuovo obbligo per i contribuenti e il mancato adempimento comporta delle sanzioni. Il CIN viene rilasciato dal Ministero del Turismo tramite una comunicazione telematica che deve comprendere i dati catastali dell’immobile qualora l’attività di affitto venisse svolta dal proprietario dell’immobile, o anche l’attestazione dei requisiti di sicurezza dell’impianti se l’attività viene svolta in forma imprenditoriale (ad esempio, estintori portatili collocati in luoghi visibili ed accessibili, dispositivi rilevatori di gas combustibili e monossido di carbonio).
Questi dati entreranno all’interno di una banca dati di tutte le strutture turistiche del territorio italiano. Il CIN andrà poi esposto all’esterno dell’immobile e sugli annunci relativi all’affitto: la mancata richiesta così come la mancata esposizione comportano sanzioni che partono da un minimo di 500 euro fino ad un massimo di 10.000 euro. Saranno l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza a condurre le indagini per accettare il possedimento del CIN da parte dell’affittuario e la sua corretta visibilità.
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