La vicenda dell’ “Associazione Vivi in Energia”: attiva nel quartiere San Cristoforo dal 2017
Martedì 19 aprile 2022.
Questa è la data fissata per l’apposizione dei sigilli nella sede dell’ “Associazione Vivi in Energia” sita a San Cristoforo. Che da cinque anni, si spende, senza scopo di lucro, a favore dell’inclusione, aggregazione e solidarietà. Diventando un punto di riferimento per gli abitanti dello storico rione catanese.
La sede dell’ Associazione è stata, infatti, dichiarata abusiva:
Nello specifico, nel 2017, concluso un Protocollo d’intesa tra “Banco delle Opere di Carità Sicilia”,”Fondazione Ebbene” e l’”Associazione Vivi in Energia”. Attraverso il quale, è stato autorizzato l’utilizzo dello stabile all’ Associazione al fine di svolgere delle attività sociali in favore delle famiglie della città di Catania che si trovassero in condizioni di fragilità.
Lo stabile appartiene al Comune di Catania che, in precedenza, come si legge nel Protocollo, “ha affidato al Banco delle Opere di Carità Sicilia”. Successivamente, il BOC “ha dismesso le proprie attività in quei locali (lo stabile ndr)”. E, di conseguenza, l’”Associazione Vivi in Energia”, dal 2017, lo ha utilizzato con l’obiettivo di svolgere le proprie iniziative.
Se non fosse che, la “Fondazione “Ebbene”, come sostenuto dalla Presidente dell’ “Associazione Vivi in Energia” : “Non dispone di alcun titolo per autorizzare che lo stabile venga utilizzato. Il locale appartiene al Comune,”Fondazione Ebbene” non ne é affidatario: ne detiene solo le chiavi” facendo un chiaro riferimento al fatto che il Protocollo sia stato concluso con l’inganno.
In breve, la “Fondazione Ebbene” ha disposto il consenso all’utilizzo di un immobile di cui, però, non sembra esserne proprietario o comunque di cui non sembra detenere il potere di disporre dello stabile.
Per tale ragione, il Comune ,a cui appartiene lo stabile, si rifiuta di riconoscere la validità del citato Protocollo d’Intesa.
A fronte di tale situazione, Francesca Grasso, Presidente dell'”Associazione Vivi in Energia” e suo marito, Giovanni Gioia, chiedono di poter dialogare con il Comune di Catania. Al fine di trovare un compromesso e continuare a svolgere la loro attività: che ha avuto inizio nel 2017.
Francesca Grasso, infatti, non fa mistero delle preoccupazioni e delle difficoltà alle quali dovrà essere esposta a seguito dei sigilli. Tra le altre, fa riferimento al Banco Alimentare: attivo dal 5 aprile scorso. E al fatto che, a causa dell’imminente provvedimento, non avrà la possibilità di distribuire gli alimenti alle tante famiglie bisognose. Precisando, inoltre, di aver già provveduto a reperire la merce. E che, di conseguenza a seguito del sequestro, rimarrà all’interno dello stabile senza poter essere devoluta in beneficienza.
Un accorato appello quello di Francesca Grasso rivolto al Comune di Catania. Nel quale mostra il suo profondo rammarico perché costretta a chiudere i battenti e abbandonare un’iniziativa per la quale lei, insieme al marito, hanno investito personalmente tempo e energie. Non dimenticando la rete di solidarietà e amicizia costruita ,negli anni, con gli abitanti del quartiere: diventando un vero e proprio punto di riferimento.
Anche Giovanni Gioia si aggiunge all’appello destinato al Comune di Catania. Esplicitando la volontà di fare tutto il possibile per consentire all'”Associazione Vivi in Energia” di continuare a operare all’interno del quartiere. Mostrando la propria delusione e sconforto in riferimento alla vicenda e al mancato riconoscimento del Protocollo.
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