L’aumento esasperato del costo della benzina a causa della guerra in Ucraina sta mettendo in crisi i cittadini e in ginocchio le imprese dei gestori di impianti di carburante.
Il presidente provinciale FIGISC-CONFCOMMERCIO Ivan Calabrese spiega in una nota la situazione di disagio degli imprenditori.
“Siamo consapevoli che per fare il pieno da un anno a questa parte il maggior costo per l’utenza è di circa venticinque Euro, ma è bene che la gente sappia che, da parte nostra, per fare un carico di benzina spendiamo in media Diecimila Euro in più.
Non tutti sanno che il nostro margine viene calcolato sull’erogato e non sul fatturato, erogato che da inizio pandemia è sceso di circa il 40%.
La beffa è che a fronte di una diminuzione dell’erogato, il fatturato è rimasto più o meno uguale proprio a causa dell’aumento dei prezzi di listino.
La conseguenza di questa serie di coincidenze per la nostra categoria è che siamo rimasti esclusi dagli indennizzi statali.
Pur avendo continuato ad operare anche durante il periodo del lockdown.
Alla luce di questo oggi la maggior parte delle gestioni si trova in sofferenza economica.
Dato che per far fronte al maggior esborso per acquistare il carburante molti sono costretti a ricorrere, nella migliore delle ipotesi, a prestiti bancari.
Con tassi di interesse globale che si avvicinano alla soglia del 20%, mentre il nostro utile lordo è di circa l’1,5%.
E’ facile comprendere come la maggior parte delle gestioni siano sulla soglia del fallimento.
Un altro fattore che sta danneggiando la nostra categoria è il proliferare delle pompe bianche.
Che, anche se la maggior parte di essi opera onestamente, c’è una buona percentuale che traffica nel contrabbando di carburanti.
Questa pratica illecita danneggia noi gestori colorati, le casse dello Stato per circa 10/12 miliardi di euro l’anno e gli automobilisti.
In quanto questa benzina è ottenuta con prodotti semi raffinati e con la miscela di sostanze tra le più disparate.
Che nulla centrano con la chimica degli idrocarburi e che arrecano un danno enorme ai mezzi di trasporto e all’ambiente.
La conseguenza di tutto questo è che il mercato rimarrà nelle mani di soggetti che operano in maniera illecita senza la possibilità da parte dei cittadini di avere alcuna alternativa.
In conclusione, possiamo affermare che se in brevissimo tempo non si attueranno dei severi controlli, la regolamentazione del settore e non arriveranno aiuti dello Stato o dalle compagnie petrolifere, per la nostra categoria sarà un disastro.
Un pò come è successo per gli edicolanti.
Gli automobilisti si ritroveranno con gli impianti stradali di carburante chiusi per fallimento o tutt’al più senza presidio.
Perchè saremo costretti a licenziare il personale, strada, purtroppo, già intrapresa da molti di noi”.
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