Si riapre ufficialmente il caso relativo alla morte del campione di ciclismo Marco Pantani.
Il Pirata, fuoriclasse mondiale della disciplina, fu trovato morto a soli 34 anni il 14 febbraio 2004 nella sua camera all’interno del residence Le Rose di Rimini.
Si tratta della terza riapertura del fascicolo relativo all’intricata vicenda riguardante il decesso dell’amatissimo ciclista.
Fino ad oggi, l’autorità giudiziaria ha sempre archiviato il caso sentenziando che si sia trattato di suicidio legato a overdose di cocaina.
Tanti, anzi troppi i dubbi, però, che hanno sempre aleggiato e aleggiano tuttora sulla morte di Marco Pantani.
LA BATTAGLIA DELLA MADRE
La mamma del fuoriclasse, Tonina, fiancheggiata da giornalisti, sportivi e da tutta Italia, si è sempre battuta per avere giustizia, convinta che in realtà sia stato un omicidio volontario a mettere la parola fine alla vita del figlio.
La donna, infatti, sostiene da sempre che gli assassini abbiano simulato l’overdose da sostanza stupefacente, probabilmente per mettere a tacere Pantani su qualche segreto legato al mondo del doping nel ciclismo o alla sua squalifica nel 1999, con il collegamento al mondo delle scommesse truccate.
LA RIAPERTURA DEL CASO
Oggi, come scritto poco sopra, è arrivata la notizia della riapertura ufficiale del caso.
Trattasi di un nuovo fascicolo per omicidio, contro ignoti, aperto dopo l’invio dell’informativa della commissione parlamentare antimafia alla Procura di Rimini nel 2019.
L’avvocato Fiorenzo Alessi, difensore della famiglia Pantani, ha confermato l’avvio della nuova indagine ai microfoni dell’Ansa.
Il tutto, a 5 anni di distanza dall’archiviazione dell’inchiesta bis, con cui i magistrati esclusero nuovamente l’ipotesi dell’omicidio.