Catania, via Etnea: manifestazione organizzata dalle associazioni femministe

Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha suscitato rabbia e proteste in tutta Italia: anche a Catania si scende in via Etnea per manifestare.

manifestazione associazioni femministe Catania
Manifestanti a Non una di meno – Catania (Catanialive24.it)

La sera dell11 novembre Giulia Cecchettin è stata sequestrata dall’ex fidanzato e poi accoltellata a morte. In seguito alle indagini portate avanti dalla polizia sono state scoperte informazioni sempre più preoccupanti sull’accaduto, dalla premeditazione dell’atto da parte del carnefice Filippo Turetta, estradato dalla Germania, fino al mancato intervento delle forze dell’ordine nonostante una telefonata di emergenza.

In seguito a quanto avvenuto, in tutta Italia (e non solo) sono nate proteste e manifestazioni dedicate al tema della violenza di genere e ai femminicidi. Si sono diffuse campagne di informazione e prevenzione, nonché decreti legge a tutela delle vittime di stalking e violenze di genere. Molte associazioni femministe, inoltre, hanno organizzato manifestazioni in tutta Italia, compresa Catania.

Manifestazione in via Etnea: la rabbia di tante persone smuove le cose

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Manifestanti a Non una di meno – Catania (Catanialive24.it)

Nel capoluogo siciliano, infatti, il Consultorio autogestito “Mi cuerpo es mio” e l’organizzazione giovanile Spine nel fianco hanno organizzato la manifestazione Non una di meno – Catania in via Etnea. La via, lunga quasi 3 chilometri, può essere considerata il centro nevralgico della città. La manifestazione è partita da Villa Bellini per poi marciare lungo il centro della città.

Nella città di Catania, così come in molte altre zone d’Italia, i femminicidi sono centinaia. Solo a partire dall’inizio del 2023, nel capoluogo siculo, se ne contano 106, per una media di ben 1 ogni 3 giorni. “È la rabbia di tante persone che ha smosso e che continua a smuovere manifestazioni, sit-in, flash mob, e iniziative in tutta Italia“, ha dunque dichiarato Lara di Non una di meno – Catania.

La narrazione dei femminicidi: cosa c’è che non va nella retorica che si fa

La stessa portavoce ha poi voluto mettere in evidenza una grave incongruenza relativa alla narrazione dei femminicidi: “Secondo le istituzioni le discriminazioni di genere appartengono al secolo scorso e i femminicidi sono eventi isolati. Non è riconosciuto il ruolo fondamentale che ha l’educazione in tutto ciò, ma ci si rifugia nella solita narrazione del bravo ragazzo preso da un raptus di follia o che amava troppo“.

Secondo un’indagine ISTAT, infatti, ben il 20% degli uomini pensa che la violenza sia provocata dal modo di vestire delle donne; mentre il 39,3% ha dichiarato che una donna potrebbe sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero lo volesse. In seguito alla vicenda di Giulia si sono moltiplicate le segnalazioni ai numeri di emergenza per le violenze private, sia da parte delle vittime stesse che da parte di parenti e amici vicini alle vittime.

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