Catania è famosa, tra le tantissime cose, anche per la leggenda del cavallo senza testa che ancora oggi lascia un po’ di inquietudine tra i più piccoli e non solo. Ecco come nasce questo racconto e da dove arriva
Catania, in quanto città del Sud Italia, è ricca di storia e tradizione ma anche di proverbi popolari, scaramanzie, suggestioni e leggende. Una di questa di cui facilmente sentireste parlare giungendo in città è senz’altro la leggenda del “cavallo senza testa“, racconto che ancora continua a suggestionare i bambini catanesi e che viene caldeggiata ancora dagli anziani del posto.
Questo racconto si rifà alla situazione di Via Crociferi che costituisce un affascinante capitolo della ricca narrazione storica e folkloristica di Catania. Nel XVIII secolo i nobili catanesi erano soliti ritrovarsi segretamente in questa zona per incontri notturni amorosi extraconiugali e non solo, quindi in totale clandestinità. Ma poiché la voce iniziò a diffondersi, erano in tanti che accorrevano curiosi gettando l’occhio a caccia di qualche scoop.
Come nasce la leggenda del cavallo senza testa
Così serviva un modo per allontanarsi e e lo trovarono. Ovvero, per allontanare appunto gli occhi indesiderati, diffusero la voce di un misterioso cavallo senza testa che – si dicesse – vagasse di notte in quel luogo ed era non solo inquietante ma pericoloso e mortale. Questo racconto contribuì a seminare il terrore tra i cittadini, scoraggiandoli dal vagare per la zona una volta calata la notte.
La storia però narra di un giovane scettico che decise di sfidare la leggenda, scommettendo con gli amici che non vi sarebbe stato alcun animale decapitato e dimostrandolo recandosi di notte proprio in quel luogo proibito. La sua dimostrazione consisteva nel piantare un chiodo sotto l’arco delle monache benedettine e, così facendo, dimostrare di esserci effettivamente stato.
Il giovane, però, ignaro di aver attaccato al muro parte del suo mantello insieme al chiodo, non si accorse di questo dettaglio cruciale. Nel tentativo di scendere, bloccato dal mantello, fu terrorizzato immaginando di essere stato bloccato dal cavallo e fu vittima di un tragico incidente. Questo contribuì ad alimentare la narrativa e terrorizzare ancor di più i catanesi che si mantennero lontani da quel tratto per non rischiare. Oggi, a distanza di anni, in città ancora si racconta che la notte effettivamente si sentirebbe il rumore di zoccoli di cavallo in quella tratta.