Covid 19. Dal 1 maggio, dire addio all’obbligo di indossare la mascherina non sarà immediato. Si tratterà, invece, di un processo graduale.
Per alcune attività, infatti, l‘obbligo verrà mantenuto: sui mezzi pubblici, nei luoghi di lavoro ma, secondo alcune indiscrezioni, si continuerà ad applicare anche per coloro che hanno un impiego che prevede la condivisione degli spazi con i colleghi. O ancora, per quanti detengono contatti con il pubblico, ad esempio, nei supermercati, nei negozi, nei ristoranti.
Resta ancora da discutere, invece, la questione delle mascherine all’interno dei cinema, teatri palasport. E anche all’interno dei negozi, market e ristoranti. Non è esclusa, poi, la possibilità di far tenere la mascherina esclusivamente a chi lavora e non ai clienti.
Obbligo di mascherine al chiuso: il modello spagnolo
Madrid ha annunciato da poche ore la fine dell’obbligo di mascherine al chiuso. Ad eccezione, però, dei trasporti pubblici e dei taxi, oltre a ospedali, residenze per anziani e farmacie.
Il modello spagnolo potrebbe costituire una soluzione anche in Italia?
Matteo Bassetti, primario delle malattie infettive del San Martino di Genova, a Repubblica precisa: “Decade la legge sull’obbligo. Va bene così, perché dopo due anni che combattiamo con questo virus le persone sanno quando occorre metterla. Ad esempio, l’anziano che va a fare la spesa utilizzerà la Ffp2 anche se non c’è una norma che gliela impone”.
In altre parole, la scelta, per Bassetti, è a discrezione del singolo:”Sì, come succede per tante cose. Ad esempio chi ha la febbre sa che deve stare a casa. Basta la raccomandazione, l’obbligo è fuori dal tempo e dalla scienza. I fragili sanno di doverla indossare. Usciamo da una logica cinese e entriamo in quella occidentale”.
Per coloro che lavorano nel pubblico: “Se una commessa tiene la mascherina al lavoro ma poi quando esce va al supermarket o al ristorante e non la usa, resta protetta solo per una parte della giornata. Non ha molto senso – continua Bassetti – È un po’ come per gli studenti. A scuola stanno cinque ore con la mascherina ma poi per tutto il resto del tempo, quando escono con gli amici, non la mettono. […] più che continuare a pensare all’obbligo avrebbe più senso spiegare bene perché serve, come usarla e in quali contesti. Vedo ancora persone che hanno mascherine inguardabili, magari le usano da sei mesi”.
Alberto Mantovani, immunologo e direttore scientifico di Humanitas, alla Stampa dice che: “Come tutti anch’io sono stufo di portare la mascherina, ma continuerò a farlo al chiuso e negli assembramenti. È diventato buon senso comune e lo raccomando soprattutto agli over 80 e a chi ha patologie particolari. Grazie a vaccini, farmaci e test andiamo verso una nuova normalità. Che non vuol dire però deresponsabilizzarci. Fino a qualche anno fa guardavamo con sufficienza gli orientali che in aereo portavano la mascherina, mentre ora ci rendiamo conto che sui mezzi pubblici e in altre occasioni affollate sia diventata una buona abitudine”.
Continua, poi, sostenendo che:
“Si può togliere l’obbligo, ma con una raccomandazione molto forte nei confronti delle persone anziane e fragili, e ricordando che ognuno di noi ne frequenta”.
Mascherina, obbligo: modalità e tempi
L’ultimo decreto anti-Covid, del 24 marzo, prevede anche alcuni casi in cui la mascherina (chirurgica) sia obbligatoria anche all’aperto. Questo è il caso dei spettacoli teatrali, arene cinematografiche, concerti e stadi.
Fino al weekend del Primo Maggio, restano obbligatorie le Ffp2 nei luoghi più a rischio: aereo, nave, treno (non nei regionali, dove bastano quelle chirurgiche), autobus, metro, pullman, funivie, cabinovie e seggiovie coperte.
A scuola, nei bar e nei ristoranti è sufficiente la mascherina chirurgica.
Sul luogo di lavoro serve la mascherina solo se non si può rispettare il metro di distanza dai colleghi.
Niente mascherine per i bambini fino a sei anni, i fragili, gli accompagnatori dei disabili. Niente mascherina quando si balla in discoteca o quando si fa sport.