«Giovanni Verga è l’autore che, dopo Alessandro Manzoni, ha rinnovato la lingua italiana. Il Manzoni ci ha consegnato l’italiano parlato contemporaneo con “I Promessi sposi”. Ma il Verga ci ha dato un modello di italiano interregionale che riflette la lingua parlata da tutti noi con interferenze regionali nella pronuncia, nella sintassi e nel lessico ispirandone gli scrittori del Novecento. Il tutto grazie alle sue esperienze a Firenze e a Milano dove è entrato in contatto con i più importanti intellettuali». Con queste parole la docente Gabriella Alfieri ha aperto stamattina, nell’aula magna del Monastero dei Benedettini, il convegno “A scuola con Giovanni Verga” organizzato dal Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania e dalla Fondazione Verga. In occasione delle celebrazioni per il Centenario della morte dello scrittore siciliano.
«Un convegno dedicato principalmente ai docenti degli istituti secondari. Perché occorre dare una rilettura e una nuova proposta didattica del Verga per le scuole che abbatta gli stereotipi dello scrittore cantore solo della Sicilia, al fine di inserirlo in una cornice più vasta del realismo europeo . Inoltre, rinnovare completamente la figura di questo autore universale, classico e moderno – ha aggiunto la prof.ssa Alfieri, presidente del comitato scientifico della Fondazione Verga -.
«Dobbiamo andare oltre gli stereotipi dei manuali che descrivono l’autore come capostipite del verismo. Il tutto va ricontestualizzato in una prospettiva più europea e più occidentale del grande realismo di cui Verga è uno dei protagonisti. Insieme con altri scrittori inglesi, spagnoli e tedeschi che usavano tutti lo stesso linguaggio come proverbi, paragoni, modi di dire e codici testuali».
A far da eco alle parole della docente, l’intervento di Romano Luperini, uno dei maestri della critica letteraria italiana e profondo conoscitore dello scrittore siciliano. «Le opere del Verga sono di grande attualità e la sua modernità la rivediamo in quei personaggi tipici dei Malavoglia e Mastro don Gesualdo – spiega -. Basti pensare che ancora oggi dobbiamo fare i conti con quei problemi alienanti che questa modernità produce. Verga è un grande scrittore europeo e non soltanto siciliano. Ha descritto una Sicilia in cerca di riscatto. Perché vivendo a Milano in contatto con i principali intellettuali dell’epoca è riuscito a fare un confronto con le diverse realtà. Se fosse rimasto in Sicilia non avrebbe potuto farlo e non avrebbe scritto le sue opere che sono frutto anche degli studi sociologici sulla sua terra di allora».
«La scuola è l’interlocutrice privilegiata di questa iniziativa. Perché è nella scuola che si consolida e stabilisce, ma anche si trasmette il canone letterario e il valore dei classici – ha aggiunto il prof. Andrea Manganaro, vicepresidente della Fondazione Verga -. Non a caso abbiamo coinvolto studiosi del Verga. I rappresentanti del mondo scolastico e universitario e delle associazioni di italianistica che lavorano insieme nell’ambito della sperimentazione didattica e dell’aggiornamento dell’insegnante anche per mantenere vivo il rapporto scuola-università».
«Un’iniziativa che non può che vedere l’Università di Catania in prima linea – ha aggiunto il rettore Francesco Priolo -. La Fondazione Verga, che presiedo, da sempre custodisce i tesori dello scrittore siciliano. Un patrimonio di oltre 18mila volumi. Una biblioteca davvero importantissima. Che ci consente di mantenere viva la memoria delle opere verghiane e di dare un contributo fondamentale affinché questo patrimonio possa essere custodito, valorizzato. Ma soprattutto trasmesso ai giovani. Queste occasioni rappresentano un momento di studio importante per i giovani per far conoscere loro l’autore e le sue opere. Ma seguiranno altre iniziative con l’ateneo protagonista».
«Un’occasione preziosa per la nostra terra per promuovere e approfondire la conoscenza della produzione letteraria di questo grande autore, soprattutto fra gli studenti – ha ribadito il presidente della Regione Nello Musumeci -. Dobbiamo insistere con il ministero dell’Istruzione e con l’Ufficio scolastico regionale perché nei programmi si dia maggiore spazio a Verga e al Verismo. In secondo luogo il centenario della morte del Verga è un’opportunità per valorizzare i luoghi e i contesti che hanno ispirato la produzione verghiana. Non a caso, grazie a un investimento di 20 milioni di euro da parte del ministero della Cultura d’intesa con la Regione, stiamo lavorando alla riqualificazione del borgo della Cunziria a Vizzini. Luogo in cui Verga immaginò l’epilogo tragico della sua “Cavalleria rusticana”. Così come vanno valorizzati i luoghi dei Malavoglia ad Aci Trezza e quelli della città di Catania, alla quale lo scrittore rimase tanto legato sino alla morte».
«Tutte queste iniziative con l’impegno sinergico delle istituzioni pubbliche, la Regione, i Comuni interessati. Ma anche l’Università, potranno consentirci di rendere omaggio a un nostro grande conterraneo e creare occasioni di sviluppo legato al turismo culturale dei nostri territori» ha aggiunto il presidente.
L’ assessore ai Beni culturali e Identità siciliana Alberto Samonà ha inviato un video-messaggio di saluti.
Nel corso dei lavori sono intervenute anche la docente Marina Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche, che ha sottolineato «il ruolo fondamentale rivestito dall’ateneo catanese nel rapporto con le scuole. Inoltre, che la giornata di oggi rappresenta solo una tappa di quel lungo percorso avviato da diversi anni in questa direzione». M anche «l’importanza del Verga e delle sue opere per gli studi e la formazione degli studenti degli istituti superiori e universitari».
Per l’assessore all’Istruzione del Comune di Catania, Barbara Mirabella, le celebrazioni per il Centenario della morte dello scrittore siciliano «hanno consentito di rinnovare e promuovere un itinerario storico-letterario che ha coinvolto Catania, Aci Castello e Vizzini. Principalmente rivolto alle scuole, non solo per far riscoprire l’autore e le sue opere, ma anche le donne verghiane e i luoghi verghiani».
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