Gioacchino Natoli è finito nell’occhio del ciclone dopo le parole del legale Trizzino sull’inchiesta mafia-appalti di Massa Carrara
Con le ultime perquisizioni nell’ambito dell’indagine sulla scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, sugli organi di informazione si parla di nuovo della vicenda risalente al 1992 e che cerca ancora verità e giustizia. A fare eco al fatto sono arrivate anche le accuse mosse a Gioacchino Natoli che dal 1983 ha fatto parte dell’Ufficio Istruzione di Palermo, quello di Falcone e Borsellino. Ma andiamo con ordine e ricostruiamo le ultime vicende.
Nel corso della trasmissione Rai3 Far West condotta dal giornalista Salvo Sottile, Fabio Trizzino, avvocato dei figli di Borsellino nonché genero del giudice ucciso dalla mafia in quanto marito della figlia Lucia, ha accusato Gioacchino Natoli, oggi in pensione, di aver protetto Nino e Salvatore Buscemi, due imprenditori legati a Salvatore Riina.
Nel giugno del 1992 Natoli chiese e ottenne l’archiviazione in un’inchiesta per riciclaggio nata della Procura di Massa Carrara, che indagava sulle infiltrazioni mafiose nelle cave di marmo. Secondo l’accusa dell’avvocato della famiglia Borsellino, il magistrato ottenne anche la smagnetizzazione dei nastri delle intercettazione e la distruzione dei brogliacci.
“Una cosa anomala per un’indagine di mafia. Il dottore Natoli avrebbe dovuto giustificare quella distruzione a Borsellino, se Borsellino fosse sopravvissuto”, ha detto Trizzino.
Puntuale è arrivata la replica di Natoli in un’intervista rilasciata a Il fatto quotidiano: “Ma all’epoca la smagnetizzazione delle bobine era una prassi della Procura, richiesta dal ministero per motivi economici . E in ogni caso quei nastri sono rimasti in archivio insieme ai brogliacci”. L’ex magistrato ha spiegato che l’indagine partì da Massa Carrara
e che il pm Augusto Lama non inviò le intercettazioni “ma visure e annotazioni d’indagine della Finanza. E chiede a noi di intercettare i Buscemi. Io incarico sempre lo stesso corpo, il Gico. E informo per iscritto il collega toscano”.
Le Fiamme gialle il 26 marzo 1992 scrissero che le intercettazioni “non hanno consentito di individuare episodi, circostanze o elementi che possano ricollegarsi ai fatti criminosi ipotizzati”. Per tale motivo ci fu la richiesta di cancellazione.
Natoli nel corso dell’intervista ha sottolineato che “il 25 settembre 2023 il funzionario dell’Ufficio Intercettazioni certifica che ‘i plichi contenenti i nastri in questione e i brogliacci sono negli archivi’ “. In pratica non fu fatto seguito alla richiesta di distruzione delle bobine.
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