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I Moschettieri, in scena l’attenta metafora catanese di Roberta Amato

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Redazione

Moncada, Bummacaro e Nitta sono tre ragazzi catanesi, parodicamente difensori del sacro valore dello scippo, della santa pratica del pizzo, della virtuosa attività della rapina. Immaginarie, ma non troppo, personalità al servizio di Lei, La Regina dei quatteri… Loro, però, sono molto più di tre semplici “carusazzi” sono i Tre Moschettieri di Sua Maestà Catania, inutile, opporre ideali diversi, la Regina passa e fotte, difesa dai suoi carusi prediletti.

Chiusi in un bunker, metafora neanche troppo allusiva di una città che sembra generare figli per la propria lenta distruzione, i nostri spadaccini gestiscono il malaffare e la propria vita personale attraverso una finestrella, unico contatto con un mondo che loro credono esista esclusivamente per la propria soddisfazione. Un peccato questo che in verità appartiene a tutte le gioventù, a cui qui però si aggiunge il senso paradossale di un’alta missione criminale e la volontà di un riscatto sociale che si manifesta nel possesso, nel denaro, nel divertimento sfrenato, nell’ossessivo orgoglio per la propria città (e la sua squadra di calcio). Ma quel bunker è anche la loro prigione. Perché le alternative alla malavita, diciamolo francamente, sono scarse… mancano.

Come si scappa da quel sistema delinquenziale? E poi per cosa?

Esiste veramente per i moschettieri dei nostri quatteri la possibilità di scegliere? Possiamo accusarli, indignarci, condannarli, castigarli ma Moncada, Bummacaro e Nitta, resteranno sempre tre giovani uomini schiacciati da una vita inevitabile in una città che si autodistrugge.

I Moschettieri

L’opera scritta dalla talentuosa Roberta Amato, il cui stile ha la peculiarità di essere esso stesso racconto viscerale, drammatico e ironico, i nomi dei tre moschettieri Moncada, Bummacaro e Nitta evocano i tre vialoni anonimi del quartiere Librino, simbolo di una modernità tanto bramata a parole ma mai concretizzata in azioni conseguenti.

I Moschettieri per la regia di Nicola Alberto Orofino, andranno in scena allo Zō – centro culture contemporanee martedì 16 novembre alle ore 21. Sul palco i tre giovani grandi attori, Gianmarco Arcadipane, Luigi Nicotra, Vincenzo Ricca, accumunati da rara professionalità e bravura, a completare il quadro l’esperienza e la passionalità di Egle Doria.

Redazione

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