Il terremoto della Sicilia orientale, conosciuto anche come terremoto della val di Noto, è stato uno degli eventi più catastrofici del nostro Paese e ha distrutto Catania.
Quando si parla di Sicilia e terremoti, il pensiero corre alla terribile scossa avvenuta il 28 dicembre 1908, all’alba, con epicentro proprio sullo stretto di Messina, provocando morte e distruzione. Quel giorno, metà della popolazione della città siciliana perse la vita, mentre dall’altra parte dello stretto, a Reggio Calabria, morì un terzo della popolazione.
Complessivamente, oltre 70mila persone, secondo alcune stime addirittura 82mila persone, morirono a causa di quella scossa: si tratta della tragedia più grande di sempre, legata a un evento naturale, mai avvenuta in Europa. Ma non è questa la scossa di terremoto più forte mai percepita nella Sicilia orientale: ricorre oggi l’anniversario dell’evento sismico più potente anche a livello nazionale.
L’anniversario del terremoto del 1693 che quasi cancellò Catania
Stiamo parlando del terremoto del Val di Noto, avvenuto il 9 e l’11 gennaio 1693, un evento sismico che ha cancellato 45 comuni e provocato un maremoto. Le recenti scosse di terremoto a Bronte e l’attività sismica ai piedi dell’Etna oppure alle Eolie confermano la sismicità altissima dell’area, ma sono davvero nulla in confronto a una catastrofe che secondo stime ufficiose avrebbe ucciso almeno 60mila persone.
Il primo terremoto con epicentro tra Melilli e Sortino avvenne la sera del 9 gennaio ed è stata – con una magnitudo momento classificata con 7,31 della scala Richter – la scossa più potente mai avvertita in Italia e una delle più potenti di sempre al mondo. L’11 gennaio una nuova forte scossa avvenne nella mattinata, fino ad arrivare a quella delle 13.30, che con la sua violenza innescò un maremoto.
Città come Catania, Modica, Ragusa, Siracusa, Lentini, e altre hanno subito numerose perdite umane, venendo praticamente cancellate: proprio nel capoluogo etneo venne pagato il maggior tributo a livello di vite umane.
Morirono infatti 16mila persone su un totale di 20mila residenti, riducendo a un cumulo di macerie la città di Catania. L’epicentro della scossa anche quella volta fu in mare, ma a sud dello Stretto di Messina.
Nonostante l’enormità della tragedia, questo terremoto ricevette scarsa attenzione nelle cronache internazionali dell’epoca, per una sorta di isolamento da parte della Sicilia: in ogni caso, quell’evento viene ricordato sia da un punto di vista religioso, con la popolazione che ringrazia i santi per aver preservato molte vite, che di tradizione popolare, come vuole ad esempio la leggenda di don Arcaloro a Catania.