Organi donati da un rifugiato proveniente dal Gambia. È la prima volta che succede in Italia: la storia di Kebba Secka
Dopo il decesso di un giovane migrante deceduto nell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione, gli operatori dell’ospedale Cannizzaro di Catania hanno potuto dare corso a un importante prelievo multiorgano per espressa volontà della vittima di donare i propri organi. Il paziente si chiamava Kebba Secka ma per tutti era Kebbis, 23enne giunto dal Ragusano (era iscritto all’anagrafe del Comune di Vittoria) dopo un grave politrauma causato da un incidente stradale quando il giovane era in sella a una moto. Kebbis è stato ricoverato in terapia intensiva.
Gli organi prelevati dall’équipe di diverse aziende sanitarie e destinati alla donazione sono il cuore, il pancreas, il fegato, i reni e le cornee. Per queste ultime è stato necessario l’intervento degli specialisti oculisti dell’Azienda Cannizzaro.
“Siamo rimasti tutti profondamente colpiti ed estremamente grati verso il donatore, che quanti conoscevano descrivono come persona altruista e generosa”, ha detto a La Sicilia Salvatore Giuffrida, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro. Lo stupore, ha spiegato, è stata conseguenza del fatto che in Italia la dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti che viene espressa quando si rilascia o si rinnova il documento d’identità, ha ancora un’opposizione del 30% circa.
“Il suo ultimo gesto d’amore – ha proseguito il Commissario – permetterà a diverse persone di tornare a una vita piena. Ringraziamo le équipe impegnate nelle attività di prelievo e nel delicato percorso di assistenza al paziente e di comunicazione con i familiari, in particolare il direttore di Anestesia e Rianimazione, Savino Borraccino, la coordinatrice locale trapianti, Antonella Mo, il coordinatore infermieristico Matteo Sortino”.
Kebbis era originario del Gambia e in Sicilia era arrivato sei anni fa, quando aveva 17 anni, su un barcone. Si era integrato con il nostro Paese senza però tralasciare i cittadini di lingua e cultura diversa e infatti lavorava nel Ragusano come mediatore culturale. La sua storia fa notizia perché è la prima volta in Italia che un rifugiato dona gli organi. La commozione tra amici e colleghi è stata tanta e questi hanno avviato una raccolta fondi affinché la salma possa tornare nel Paese d’origine.
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