Il report BesT redatto dall’ISTAT, boccia la Sicilia: è la Regione italiana all’ultimo posto per quanto riguarda il benessere dei cittadini.
Sicilia bocciata per quanto riguarda il benessere generale dei cittadini. Lo dice la ricerca condotta da ISTAT ed elaborata nel report BesT, che ha preso in esame ben 70 fattori per stabilire la classifica delle varie regioni italiane. Tutte le province siciliane si sono classificate agli ultimi posti, non solo in Italia, ma in tutta l’Europa. Si tratta di un triste primato.
Situazione lavorativa, contratti e stipendi, opportunità, tempi di vita, tasso di occupazione tra i giovani, reddito, mortalità e molto altro ancora, rientrano tutti in fondo alla classifica. È il quadro drammatico che emerge nel report ISTAT sul benessere dei cittadini, un problema atavico dovuto anche a un livello di istruzione mediamente più basso rispetto al resto del paese.
Il record negativo della Sicilia: il benessere dei cittadini in fondo alla classifica ISTAT
Il rapporto sul benessere equo e sostenibile (BES), anche nel 2023 mette in luce le gravi carenze dell’isola, riflettendo un quadro generale caratterizzato da gravi problemi economici, culturali e lavorativi, ma anche salutari. Salute e istruzione, infatti, sono elementi strettamente collegati tra loro, dato che tante patologie mortali potrebbero essere evitate con i controlli e con la prevenzione.
Con 18,8 morti ogni 10 mila abitanti, la Sicilia presenta il peggior dato di mortalità dopo la Campania, che arriva a 20,8 morti. L’aspettativa di vita, nell’isola, è inferiore alla media italiana (82 anni, contro una media di 83,3). Ma ciò, afferma ISTAT, è anche la conseguenza di una insufficiente istruzione.
Sicilia e Puglia, infatti, condividono il primato di minore istruzione, con il 48% di persone che non ha nemmeno il diploma di maturità. Il che è paradossale, vista l’eccellenza degli istituti siciliani.
I record negativi dell’isola nel quadro generale ISTAT
In pratica, quasi la metà della popolazione di età compresa tra 25 e 65 anni ha la terza media, il 13% in meno rispetto alla media italiana e circa il 20% in meno rispetto alle regioni più istruite, come Friuli-Venezia Giulia, Lazio, le province di Bolzano e Trento, e l’Umbria, dove i diplomati superano il 72%. Anche i dati sul lavoro sono negativi.
A non essere attivi, sono il 35% dei giovani sotto i 30 anni, media fortunatamente migliorata rispetto solo a tre anni fa. La provincia di Trapani presenta la maggiore disoccupazione del territorio, seguita da Ragusa. Male anche il tasso di infortuni mortali sul lavoro. Anche per via dell’alta disoccupazione, la Sicilia presenta il secondo reddito medio più basso d’Italia, dopo la Calabria, con una media di 13/14 mila euro l’anno.
Il rischio di povertà è altissimo, il più elevato insieme a quello della Campania, con oltre il 40% delle famiglie che sopravvivono. Eppure, si sottolinea anche la grande disuguaglianza tra poveri e ricchi, un divario che in Sicilia batte ogni record, dove la classe media riesce a malapena a sopravvivere, mentre un quinto della popolazione guadagna quasi 10 volte tanto.