Ospite in collegamento da Roma anche il manager Fabio Pagliara, che ha detto la sua su quella che sarà l’asta dell’11 febbraio per il titolo sportivo.
“Il pari di Bari? Credo che in tutta la stagione la squadra ha dimostrato grande coesione, all’interno del gurppo e dello spogliatoio. Ha sempre lottato, il lavoro del mister e di Pellegrino si vede ed è apprezzato. Il segnale arrivato è positivo, la squadra ce la mette tutta e ha tutte le carte in regole per arrivare alla salvezza sul campo della categoria, parallamente alla salvezza societaria da ottenere con l’asta. Abbiamo bisogno di dare segnali positivi all’ambiente. sia catanese, ma anche a quello dei potenziali investitori. Anche quando sarà possibile riavere il pubblico allo stadio, sarà importante dare segnali con la propria presenza”.
“L’asta di febbraio? I giocatori fanno bene a continuare a giocare, chi è al di fuori deve fare il proprio. Penso in primis alle istituzioni – continua Pagliara – Nel mio piccolo, quello che sto cercando di fare capire a chi ha peso nel mondo dello sport di è ciò che Catania rappresenta in questo momento. L’appello che ho lanciato è quello che oggi bisogna spiegare a chi sta fuori che ha un senso partecipare all’asta. C’è il tribunale, ci sono i curatori, c’è un bando: chi prende il Catania può prenderlo col massimo della trasparenza e della correttezza. Bisogna dire che a Catania-Palermo c’erano 12 mila persone, che i tifosi hanno aiutato la società, che c’è il porto, l’interporto, c’è una parte locale e una nel mondo. Chi vuole investire nel calcio, deve farlo a Catania”.
“Da uomini di sport abbiamo l’obbligo morale di fare sapere che qui c’è una grandissima piazza pronta. I contro di investire nel Catania? Tutto sta capitando in un momento di tempesta perfetta. Il Covid sta creando problemi pazzeschi e si trascinerà ancora a lungo anche dal punto di vista economico. C’è grandissima pressione. In ogni caso, ci vorrà gente in società che sa di calcio, vive di calcio e capisce di calcio. Chi arriverà a febbraio arriverà con un progetto pluriennale. Occorre un modello societario che sia moderno e che, soprattutto, ci sia discontinuità rispetto agli ultimi anni. Spero che si possa parlare di futuro, senza accartocciarsi sul passato. Cordata? Credo che si vada verso una proprietà centralizzata, magari un fondo. Io resto dell’idea, però, che se una parte di azioni della società fosse dei tifosi, magari il 10%, sarebbe una garanzia sulla passione e sulla trasparenza. Credo che quel modello, come dice un luminare come Cottarelli in materia, sia il futuro nel calcio. Ottimista per l’asta? Sono ottimista (ride n.d.r.)”.
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