Giovanni Francesco Di Prima, 22 anni, ha trascorso la prima notte nel carcere di Piazza Lanza, dove è stato trasferito nella serata di ieri dai Carabinieri dopo essersi autoaccusato del delitto della sorella Lucrezia: per lui gli inquirenti hanno formulato le accuse di omicidio e occultamento di cadavere.
La povera vittima, 37 anni, era irreperibile da venerdì 15, quando dopo le 14 si era allontanata dalla sua abitazione sita in via Merano a San Giovanni La Punta. Le ricerche sono partite quando – dopo qualche ora – i genitori, avendo ritrovato in casa documenti e smartphone, hanno deciso di denunciare la scomparsa della figlia alle autorità.
Ricerche che, purtroppo, si sono concluse con esito infausto proprio nel primo pomeriggio di ieri, sabato 16 ottobre, con il cadavere della ragazza ritrovato abbandonato nelle campagne di Nicolosi.
Decisivo, ai fini del ritrovamento, l’indicazione del fratello, che davanti ai militari si sarebbe autoaccusato del delitto, indirizzando le Forze dell’Ordine sul luogo esatto in cui aveva tentato di nascondere il corpo.
Giovanni Francesco Di Prima è stato messo sotto torchio durante l’interrogatorio, svoltosi presso la Caserma dei Carabinieri a San Giovanni La Punta, alla presenza anche del PM della Procura di Catania.
Assistito dal suo legale, il giovane sarebbe incappato in diverse incongruenze durante il suo racconto, tanto che non sono ancora del tutto chiare le ragioni che possano averlo spinto a commettere l’atroce gesto.
L’ipotesi più plausibile, al momento, è che possa esser stato colpito da un raptus improvviso in seguito ad una violenta lite con la sorella, ferendola poi mortalmente alla gola con un’affilata arma da taglio.
Incerto, allo stato delle cose, anche il punto in cui sia stato effettivamente compiuto l’assassinio, dato che tracce di sangue non sono ancora state trovate fattivamente a Nicolosi, spingendo gli investigatori a far perquisire anche l’appartamento della donna a San Giovanni La Punta.
Dopo svariate ore di interrogatorio, il PM ha deciso di emettere un’ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Piazza Lanza per il 22enne, che dovrà rispondere adesso del reato di omicidio e occultamento di cadavere.
Le indagini, tuttavia, proseguiranno ancora per chiarire la dinamica esatta della prematura morte della povera Lucrezia: stante la confessione del presunto colpevole, gli inquirenti, alla ricerca della verità, potrebbero anche concentrarsi in generale sugli affetti della famiglia Di Prima.
Ciò che intanto, resta, purtroppo, è l’ennesimo femminicidio con cui ci troviamo a fare i conti. Com’è possibile che, nel 2021, un fratello possa compiere un’atrocità simile nei confronti della propria sorella, sangue del suo sangue?
Il sindaco di San Giovanni La Punta, Nino Bellia, che aveva cercato di lanciare un appello sui social per il ritrovamento della ragazza, ha espresso il cordoglio della comunità per la perdita della propria concittadina: “Sono vicino al dolore immane dei familiari, a nome mio e di tutta la comunità. Questo delitto ci lascia sgomenti e senza parole”.
La famiglia Di Prima è molto nota all’interno del territorio puntese, essendo il padre Alfio un ex dipendente comunale da qualche mese in pensione e un secondo fratello della ragazza agente di Polizia.
Lucrezia, descritta come una persona “casa e chiesa”, era insieme al papà tra i volontari della Protezione civile comunale, nonché coinvolta nell’attività della parrocchia che frequentava da diversi anni.
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