E adesso ci tolgono pure Natale. Non è il titolo di un film da guardare insieme a tutta la famiglia sul divano mentre fuori nevica. E’ una proposta, anzi un suggerimento che si trova all’interno delle linee guida sulla comunicazione della maggiore istituzione continentale.
Invece del termine Natale è più conveniente usare festività. Si perchè secondo l’Unione Europea la parola Natale potrebbe infastidire e risultare poco inclusiva nei confronti di chi non lo festeggia perchè professa religioni che non lo condividono o, magari, perchè semplicemente non ci crede.
Nell’esempio fornito dall’Unione Europea, quindi, se volessimo dire “Natale è stressante” ( c’è da capire anche chi ha scelto l’esempio ) dovremmo usare l’espressione “le festività sono stressanti”. Natale, infatti, non è o non sarebbe inclusivo.
La questione è legata alla religione. Secondo l’Unione, infatti, non è possibile ( giustamente) dare per scontato che tutti siano Cristiani e che tutti festeggino il Natale secondo il rito cattolico. Non bisogna anzi bisognerebbe, dunque, usare nomi tipici di una specifica religione.
Il consiglio, perchè di consiglio si tratta, ha già suscitato polemiche nel mondo politico. Forza Italia ha già annunciato di voler presentare un’interrogazione in merito per chiarire la faccenda. Natale si, Natale no, comunque rientra in un panorama molto più ampio di affermazioni e locuzioni che, secondo l’Unione, dovrebbero essere cambiate per rispetto della persona.
Basta con le indicazioni di genere. Miss o Mrs dovranno essere sostituti dal più generico Ms. L’anziano deve essere definito solamente adulto e, davanti ad una platea, mai più ladies” o “gentleman” ma un generico “dear colleagues”.
E’ vero, con le parole si può far male e alcuni consigli sono certamente eleganti e al passo con i tempi. Lecito, però chiedersi se chi non festeggia la nascita di Cristo realmente si sente offeso nel sentirlo nominare. L’inclusione è anche rispetto per le tradizioni altrui.