Niko Pandetta, cantante neomelodico catanese e nipote del boss mafioso Turi Cappello, accusato di istigazione a delinquere.
La Procura di Catania ha, però, chiesto e ottenuto l’archiviazione nei confronti di Pandetta. Nella richiesta di archiviazione, la Procura di Catania scrive che alcuni esempi di canzoni neomelodiche: “Si palesano quali espressioni di una subcultura che non può censurarsi per ciò solo, se non accompagnata da esplicite condotte emulative che si richiamano espressamente ad essa”
Contestato, tra gli altri, un video su Facebook risalente al 6 giugno 2019. Nel quale “prendeva le difese dello zio: “accusato ingiustamente da -pentiti di mafia-” e in cui “proferiva espressioni ingiuriose e minacciose nei confronti degli intervenuti ad una puntata della trasmissione televisiva Realiti”.
Ma inoltre: una sua esibizione ad un concerto non autorizzato, “davanti a 200 persone, organizzato in onore di Marco Strano, esponente del clan Cappello-Carateddi, all’epoca detenuto”. E ancora, un video su Tik-Tok in cui affermava “lo capisci che sei sbirro, o non lo capisci?” e imitava con “la mano sul collo il gesto del taglio della gola” ai danni di una persona che aveva denunciato un familiare del cantante.
Il Gip di Catania ha ritenuto “le argomentazioni e le conclusioni del pm logiche e convincenti” e ha “disposto l’archiviazione del procedimento”. Niko Pandetta, ascoltato dai pm, ha spiegato di “essere cambiato e cresciuto” e di “rendersi conto di avere tenuto comportamenti biasimevoli”.
La Procura di Catania ha ritenuto che “la versione dei fatti fornita a discolpa appare verosimile”. Il Gip ha ritenuto “le argomentazioni e le conclusioni del pm logiche e convincenti” e ha “disposto l’archiviazione del procedimento”.