Ricordate quando le vostre nonne erano in casa e pregavano da sole? Ecco com’è il ‘Padre nostro’ in lingua catanese, il testo integrale della preghiera
Sono tante le cose di cui Catania e i catanesi vanno fieri, veramente molteplici, ma ce n’è una in particolare riconosciuto anche a livello mondiale: il dialetto. Radicato nella storia della regione e influenzato da diversi popoli che hanno dominato l’isola nel corso dei secoli, il dialetto della città sotto l’Etna è un tesoro linguistico che riflette la ricca diversità culturale dell’area.
Caratterizzato da una pronuncia inedita e da espressioni colloquiali peculiari, il dialetto catanese è una fusione di elementi arabi, normanni, spagnoli e francesi. Questa miscela di influenze storiche ha dato vita a un linguaggio che va al di là delle semplici parole, trasportando chi lo parla in un viaggio attraverso le epoche. Uno degli aspetti più affascinanti del dialetto catanese è la sua capacità di creare un senso di appartenenza e identità tra gli abitanti della città, con parole e proverbi che solo chi è del posto può comprendere davvero.
Le espressioni del linguaggio catanese sono caratterizzate da una vivacità e un’originalità che portano spesso alla simpatia e alle risate per la propria essenza caratteristica. Spesso termini ed espressioni sono permeate da una vena di umorismo e saggezza popolare, trasmettendo non solo significati linguistici ma anche sfumature culturali che si tramandano di generazioni in generazioni.
Nel contesto della vita quotidiana, il dialetto catanese è utilizzato non solo nelle conversazioni informali ma anche nella musica, nelle conversazioni di vario tipo e nelle celebrazioni locali. La sua presenza nelle feste popolari e nelle manifestazioni culturali sottolinea il ruolo centrale che questo linguaggio ha nella vita della comunità. Anche nella religione è presente il dialetto catanese, con preghiere enunciate totalmente in catanese come facevano un tempo le nostre nonne.
Non c’è catanese che non conservi questo splendido ricordo di una nonna che pregava nella lingua della nostra città. In particolare c’era il Padre nostro, una delle preghiere da sempre più sentite. Vi rispolveriamo un ricordo mostrandovi il testo della versione in lingua catanese:
“Patri nostru ca sì nnô celu, si santificassi u to nomu, vinissi u to rignu, si facissi a to vuluntà comu nnô celu, accussì nnâ terra. Rùnini uoggi u nostru pani cutitianu, e pidduna i nostri piccati comu nuautri piddunamu ê nostri piccatura. E nun ni lassari cascari nnê tintazzioni ma allibbirini rô mali”. Non c’è bisogno di traduzione. Né per i catanesi ovviamente ma nemmeno per altri, essendo tale testo nella mente di tutti noi sin dalla più tenera età.
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