Il testo con le modifiche al Codice delle Pari opportunità è legge.
Dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati, anche il Senato ha dato il via libera esprimendo consenso unanime.
La norma punta a superare le disparità di genere in ufficio e nelle aziende attraverso una serie di incentivi ed eventuali sanzioni.
Non una riforma epocale ma, di certo, un sostanziale cambiamento in materia di trattamento retributivo e pensionistico tra uomini e donne in ambito lavorativo.
Tra le misure ormai prossime a entrare in vigore, anche l’obbligo per le realtà che annoverano oltre cinquanta dipendenti di certificare le politiche del personale attraverso la pubblicazione di un rapporto biennale.
UN VIA LIBERA “TRASVERSALE”
Per la relatrice al Senato Chiara Gribaudo del PD si tratta di “un passo avanti fondamentale”, mentre il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte parla di “rafforzamento della democrazia”.
Soddisfazione anche nel centrodestra, con Giusy Versace che sottolinea la volontà comune di “superare un ‘apartheid’ davvero non più tollerabile”.
La deputata e responsabile nazionale del Dipartimento Pari Opportunità, Disabilità e Sport di Forza Italia, si era espressa così a margine del voto unanime con cui già nelle settimane scorse la Camera aveva approvato il testo unificato di modifiche al Codice delle Pari opportunità.
LOTTA AL GENDER PAY GAP
Tra le principali novità, figurano non ci sono soltanto gli incentivi all’assunzione di personale femminile.
Il contrasto il fenomeno del gender pay gap, infatti, passa soprattutto attraverso gli sgravi fiscali fino a cinquantamila euro per chi adotta politiche utili a conciliare tempi di vita e di lavoro delle lavoratrici.
Con l’introduzione della certificazione biennale obbligatoria si rende necessario, inoltre, indicare le condizioni contrattuali dei dipendenti.
Il documento avrà una duplice finalità.
Ovvero, premiare le realtà virtuose che si impegnano a ridurre il divario di genere e punire con una sanzione chi dichiara il falso.
MERCATO DEL LAVORO E PENSIONI
La definitiva approvazione del testo rappresenta un risultato significativo per due ragioni.
La prima, riguarda la possibilità di incentivare la presenza femminile nel mercato del lavoro.
Attraverso il nuovo strumento, sarà dunque più facile contrastare il forte divario di genere nelle retribuzioni.
Non meno importante è il riverbero della legge in ambito pensionistico: le disparità sono anche in questo caso notevoli, come testimoniano i dati resi pubblici di recente dall’INPS, che riguardano le prestazioni e i beneficiari fino al 31 dicembre del 2020.
QUALCHE NUMERO
Il testo, che presenta un’ utile appendice normativa, conferma che, l’importo medio dei redditi pensionistici delle donne è inferiore al 27% rispetto a quello degli uomini.
Tutto ciò, malgrado proprio le donne rappresentino la maggioranza dei pensionati.
Nel dettaglio, le pensionate con redditi di importo superiore a 1.500 euro mensili lordi sono il 34,9% contro il 56,3% degli uomini.
E il divario aumenta con la crescita degli importi: nella fascia di reddito pensionistico superiore a 5.000 euro ci sono solo lo 0,8% di beneficiarie donne.
Ben il 3,3% è rappresenato, invece, da uomini.