Buone notizie per quanto riguarda coloro che ottenevano la pensione di reversibilità dopo la sentenza della Corte Costituzionale
Non mancano mai i problemi in Italia riguardo bonus, accrediti o pensioni che tentano di aiutare i cittadini che si trovano in evidente difficoltà economica.
Arriva finalmente una notizia gratificante per chi ottiene la pensione di reversibilità: infatti sono previsti dei rimborsi da parte dell’Inps dopo una ferma sentenza da parte della Corte Costituzionale che obbliga il servizio sociale a rimborsare una buona parte di cittadini che videro dimezzate le entrate.
In cosa consiste? La legge fino a qualche mese fa decurtò le pensioni, e veniva man mano ridotta col crescere del reddito.
Chi riceverà i rimborsi?
Per pensione di reversibilità si considera un particolare trattamento previdenziale riservato ai superstiti in caso di decesso di un familiare prossimo titolare di pensione INPS (oppure lavoratore iscritto ad una delle gestioni previdenziali INPS, c.d. “reversibilità indiretta“). Questo tipo di trattamento previdenziale viene destinato in modo particolare al coniuge superstite, anche nel momento in cui questi risulti essere percettore di redditi.
Questa misura è erogata principalmente dall’Inps ed è ufficialmente riconosciuta se l’individuo abbia perfezionato 15 anni di anzianità assicurativa divisi in 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva.
I rimborsi verranno destinati dopo un controllo dei limiti di reddito dal 2019 fino al 2023 con cifre che si aggirano tra i 21.985,86 e 20.007,39 euro annui. Inoltre il rimborso sarà destinato a chi, negli ultimi 5 anni abbia incassato un reddito proprio inferiore a 3 volte il trattamento minimo chi faccia parte di un nucleo familiare in cui sono presenti figli minorenni, studenti o disabili di qualsiasi età.
Sentenza della Corte Costituzionale
Per poter ottenere il rimborso della pensione di reversibilità non c’è bisogno di alcuna azione da effettuare in uffici o attraverso siti di agenzie. Sarà l’Inps che procederà automaticamente a distribuire automaticamente ciò che spetta ai cittadini.
Un anno fa, la sentenza della Corte Costituzionale ritenne incostituzionale il meccanismo dell’Inps: “L’operato dell’INPS risulta rispettoso di tali prescrizioni, essendo stata applicata, in favore della ricorrente, anche la clausola di salvaguardia di cui al quarto periodo del comma 41 dell’art. 1 della legge n. 335 del 1995 (secondo cui il trattamento derivante dal cumulo dei redditi di cui al presente comma con la pensione ai superstiti ridotta non può essere comunque inferiore a quello che spetterebbe allo stesso soggetto qualora il reddito risultasse pari al limite massimo delle fasce immediatamente precedenti quella nella quale il reddito posseduto si colloca).
Le aliquote sono confermate e sono così distribuite: 60% al coniuge solo; 80% al coniuge con un figlio; 100% al coniuge con due o più figli.
In assenza del coniuge, le aliquote sono: 70% un figlio; 80% due figli; 100% tre o più figli; 15% un genitore; 30% due genitori; 15% un fratello o una sorella; 30% due fratelli o sorelle.