Prediciottesimo #accatania

Il 6  marzo del 1975 il Parlamento italiano approvò la legge di riforma della maggiore età, abbassandola a 18 anni. Nel cuore degli anni di piombo e nel pieno fermento dei cambiamenti culturali e sociali post sessantottini, il legislatore, dietro la spinta di nomi illustri quali quelli di Aldo Moro e Giovanni Leone, riconobbe nei giovani diciottenni italiani la maturità necessaria per poter acquisire la piena capacità di agire, di votare, di guidare e pure di entrare nei cinema porno…

L’inizio della maggiore età è una tappa fondamentale per ogni uomo, è il passaggio ideale tra l’adolescenza e la vita adulta, il momento dal quale un ragazzo è pronto a prendersi le proprie responsabilità per iniziare un cammino consapevole nella vita del mondo. Per questo motivo va festeggiato degnamente, salutando al contempo la fanciullezza che fugge via.

Accatania l’evento viene preso molto molto sul serio e, da qualche anno, è preceduto dal famigerato prediciottesimo: una clip sapientemente montata dai virtuosi Fellini e Zeffirelli etnei, nella quale il giovane virgulto viene immortalato in tutta la sua mammoriana bellezza.

Nei giorni precedenti, l’evento viene annunciato dalla gigantografia del festeggiato ‘mpicata nei cartelloni della circonvallazione: il giovane Kevinni in atteggiamento da bulletto, con occhiali scuri  a usu cieco di sorrento e vestito lucido ca pari di plastica, mentre la bella Sciantall, ‘mpupata comu Moira Orfei e con strascico di tre metri, è ritratta con lo sguardo sognante rivolto verso l’orizzonte. L’anu a sapiri tutti ca i carusi addiventunu ranni e s’anu ammiriari picchì iddi l’anu chiù grossu…il cartellone. Una volta, liggennu “Auguri giovane leone” stavu macari ‘ntappannu ‘ndo muru, ma questa è un’altra storia e prima o poi la racconterò…

Il giorno della clip gli spostamenti avvengono su una limousine bianca, che prima di raggiungere piazza Duomo si aggira nei pressi di Acitrezza. Non può mancare, infatti, la camminata sugli scogli con tacco 12 e lo sguardo da trigghia che scruta i gabbiani andar via, mentre la musica neomelodica di sottofondo fa scendere dal cielo le bestemmie di Freddie Mercury  e John Lennon, che non si capacitano di come si possano stuprare le sette note musicali in quel modo.

Il clou avviene però davanti al Liotro, dove la limousine si ferma – strafottendosene di qualsiasi divieto di transito e di fermata- per permettere di immortalare l’uscita del ragazzo ca si cantrìa comu Al Pacino in Scarface. Se si tratta di una ragazza davvero raffinata, invece, l’arrivo è in carrozza come Cenerentola, solo che al posto della scarpetta di cristallo avi na scappa di vernice fintogucci accattata a Fera ‘o Luni.

A fare da contorno ci sono gli amici e le damigelle, vestiti come se partecipassero a un matrimonio al San Domenico di Taormina, e la mamma, con gli occhi lucidi e u mussu strittu e tremolante, che consegna un mazzo da quattrocentosettantatrè rose rosse alla bella Sciantall. Se invece il prossimo diciottenne è Kevinni, la mamma – sempre con gli occhi lucidi e u musu strittu e tremolante – cammina verso il ragazzo prendendogli prima la mano e poi la testa, baciandolo sulla fronte e accarezzandogli a tistuzza con gli immancabili capiddi a suppera.

Questo cortometraggio da Oscar all’oscenità viene infine suggellato da fuochi d’artificio, trikki trakki e bummi a manu comu pa Sira o Tri, mentre Kevinni e Sciantall continuano le pose da veggenti fulminati da visione mistica e gli amici e i parenti s’abbracciunu e si vasunu comu quannu u Catania acchianau in Serie A.

C’è da chiedersi, se queste sono le premesse, cosa riservi la festa vera e propria, ma ritengo di poter vivere anche senza saperlo…perché in fondo, se l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, allora il prediciottesimo sarà sicuramente esso stesso il diciottesimo…

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