“La storia della ragazza di 14 anni a Catania, ceduta dai genitori a un amico per soldi e costretta a subire violenze sessuali, è quanto di più degradante ci possa essere. L’episodio ci ricorda un mondo di violenze che esiste nelle nostre città” commenta così la vicenda Maricetta Tirrito, presidente del “Laboratorio Una Donna”.
Da qui la necessità delle sentinelle delle legalità. Persone preparate e inserite nel tessuto sociale (giovani, impiegati, negozianti), in la difesa di chi è vittima di violenza.
“L’ascolto è la prima vera iniziativa- continua Tirrito – alla quale devono seguire l’intervento e la tutela delle vittime di ogni tipo di violenza domestica. La storia di Catania ci dimostra che siamo ancora in piena emergenza, e che non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia. Anche per questo – conclude – il prossimo 10 maggio inaugureremo a Catania il nostro sportello antiviolenza, con la referente avvocatessa Giovanna Raimondo”.
Su delega della Procura Distrettuale, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea. Nei confronti di tre soggetti indagati a Caltagirone, a vario titolo, in quanto ritenuti responsabili dei reati di concorso in riduzione in schiavitù, atti sessuali con minorenne. Violenza sessuale, sequestro di persona, cessione di sostanze stupefacenti. Detenzione e porto abusivo di armi clandestine, ricettazione e minaccia a pubblico ufficiale, tutti aggravati.
L’indagine, coordinata dalla D.D.A. di Catania e condotta dalla Compagnia Carabinieri di Caltagirone dal novembre scorso, ha consentito di accertare, seppur in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio, un gravissimo quadro indiziario. Nei confronti degli odierni indagati (i coniugi M. S. e M. E., rispettivamente di 49 e 41 anni. Nonché S. S. L., 43enne). Ritenuti responsabili di spregevoli condotte nei confronti di una delle figlie minori dei citati genitori, appena quindicenne e quattordicenne al momento dell’inizio dei fatti contestati (verosimilmente dall’ottobre 2020).
In particolare, sulla base delle risultanze dell’attività di intercettazione è emerso a Caltagirone un contesto familiare assai degradato. Nell’ambito del quale il padre e la madre della vittima, in ragione della situazione di grave indigenza economica e dimostrando un’assoluta incapacità genitoriale, avrebbero esercitato nei confronti della figlia poteri corrispondenti al diritto di proprietà. Inducendola con violenza e minaccia ad intrattenere una relazione anche sessuale con S.S.L. (suo padrino di cresima), al fine di ottenere da quest’ultimo cibo e denaro. Nello specifico, la giovanissima ragazza, utilizzata quale vera e propria “merce di scambio”, sarebbe stata pertanto ripetutamente indotta ad accompagnarsi al “compare”. Con cui aveva instaurato una relazione di convivenza. Nonché ad intrattenersi presso la sua abitazione anche nelle ore notturne e a provvedere, tra l’altro, alla preparazione dei pasti e alle faccende domestiche.
In talune circostanze sarebbe altresì emerso che i genitori, oltre a intervenire sulla giovane affinché si riappacificasse con il convivente in caso di litigi con lo stesso, avrebbero altresì rimproverato e percosso la figlia. Esortandola a “comportarsi bene”, a seguito delle manchevolezze comportamentali riferite dal predetto.
Il “padrino” della minore, pregiudicato per reati contro la persona e in materia di armi nonché all’epoca dei fatti affidato in prova ai servizi sociali per altra condanna, si sarebbe in un’occasione imposto fisicamente sulla quindicenne costringendola a consumare un rapporto sessuale non consensuale, mentre in un’altra l’avrebbe costretta a rimanere chiusa in casa, percuotendola, soltanto per essersi ribellata.
Inoltre, con riferimento alla figura del padre della ragazza, gravato da numerosi e gravi precedenti penali anche per reati contro la persona, è emerso che lo stesso, contattato da un’assistente sociale del comune di residenza per problemi di dispersione scolastica di un’altra figlia di dieci anni (tra l’altro anch’ella oggetto di interesse sessuale da parte di S.S.L.), avrebbe rivolto minacce di “fare danni” al predetto pubblico ufficiale al fine di costringerla a non disporre visite domiciliari.
A riscontro dell’oggettiva pericolosità di S.S.L. si rileva come lo stesso abbia in tempi diversi (nel dicembre scorso) ceduto vari quantitativi di marijuana ad un minore in prossimità della comunità ove quest’ultimo era stato collocato con provvedimento del Tribunale per i Minorenni, nonché abbia detenuto armi clandestine e munizionamento, portando in luogo pubblico un fucile doppietta a canne mozze e una pistola revolver mod. 375 magnum, rinvenuti e sequestrati durante l’indagine mentre erano nella disponibilità di una coppia compiacente, nella circostanza tratta in arresto.
I due uomini sono stati associati nella locale Casa Circondariale, mentre la donna è stata tradotta nell’“Istituto a custodia attenuata per madri” di Avellino.
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