Quando in pieno periodo di emergenza Covid si era sparsa la notizia dell’inizio della sua realizzazione, ne venne fuori una vera e propria sommossa sui Social Media. Adesso che la pellicola è in sala dallo scorso 23 marzo, il giudice unico sarà quello dell’incasso ai botteghini. Stiamo ovviamente parlando del remake film “…Altrimenti Ci Arrabbiamo!”.
L’idea che si potesse nuovamente cavalcare l’onda delle “rendite facili”, sfruttando l’effetto nostalgia o “amarcord”, che dir si voglia, ha generato un’aspettativa in negativo su questo film che, di fatto, ha scatenato gli haters su quasi tutte le piattaforme mediatiche esistenti, temendo che si potesse infangare un cult cinematografico come quello dell’inossidabile coppia Bud Spancer-Terence Hill, sfornando una pellicola dal basso budget e con l’unico intento di mettere in tasca guadagni facili.
Le notizie girate sull’etere in questi mesi, tra l’altro accompagnate da trailer sostanzialmente ingannevoli, avevano fatto presagire che il film degli YouNuts! (duo di giovani romani, all’anagrafe Antonio Usbergo e Niccolò Celaia, passati dall’essere Youtubers a veri registi dietro la cinepresa) potesse essere una sorta di remake della perla realizzata nel 1974 da Marcello Fondato.
In realtà, il film non è nemmeno un omaggio alla pellicola originale, così come pubblicizzato dalla produzione, ma un vero e proprio sequel del celeberrimo classico degli “scazzottatori italiani” per eccellenza (anche se resterà sempre un mistero come la coppia risulti più celebrata all’estero che nella Madre Patria).
A sostituire la coppia originale ci sono Edoardo Pesce e Alessandro Roia che nella pellicola interpretano i figli di Ben (Bud Spancer). La struttura del film, di base, sembra non voler nemmeno tentare di essere un rifacimento del film originale, ma l’idea originale, dopo pochi minuti, perde il suo intento finendo per riproporre rivisitazioni (o chiamiamoli “omaggi”) che non riescono a sortire il medesimo effetto che generavano i dialoghi e, soprattutto, le scazzottate, dei film della coppia Bud-Terence.
Se Edoardo Pesce riesce tutto sommato a calarsi nella parte dell’essere un sostanziale clone di Bud, non si può dire lo stesso di Alessandro Roia, faticando non poco nel tentativo di avere lo stesso atteggiamento ammiccante e carismatico dell’alter ego di Terence. Il pomo della discordia, come nel film originale, rimane sempre la mitica Dune Buggy rossa con cappottina gialla, ma il contesto diventa, solo in parte, diverso.
Il montaggio non fa sicuramente impazzire, né tantomeno utilizzare lo stile “cartoon” delle lotte, emulando lo storico Batman di Adam West, sembra destinato a far sganasciare dalle risate gli spettatori, anche se, probabilmente, questo non era il vero scopo del film. Ne è venuta fuori una pellicola di 90 minuti sicuramente godibile, che rischia di incappare troppo nei tempi morti più volte emersi durante la visione.
A far da antagonista c’è Christian De Sica nei panni di Torsillo (tra l’altro poco comprensibile voler utilizzare il nome di un cattivo di un’altra pellicola di successo come “Banana Joe”), ma l’interpretazione in “romanesco” sembra più voler ricalcare il classico stile “cinepanettoniamo” marchio di fabbrica dello storico figlio d’arte. Invertire poi i ruoli del “buono che vuole far il cattivo”, già visto e magistralmente interpretato da John Sharp e Donald Pleasence, strappa più una smorfia di dolore sullo spettatore che un vero e proprio sorriso.
Ad interpretare il sogno d’amore di uno dei protagonisti è Alessandra Mastronardi, nei panni di Miriam, circense che lotta per evitare che Torsillo metta le mani sui terreni dove sorge il circo per costruirci grattacieli e centri commerciali. L’interpretazione “poliglotta” dell’attrice dona maggiore vivacità ad un film che rischia in certi attimi di perdersi tra tentativi di essere innovativi ed altri in cui si forza la mano per non allontanarsi troppo dal copione originale.
A conti fatti, il film rappresenta un buon connubio per riproporre sul maxischermo una storia che ha unito diverse generazioni, diventando un vero e proprio cult grazie agli innumerevoli passaggi sui palinsesti televisivi. Da questo a pensare che il film possa sbancare il botteghino, ovviamente, ne passa…eccome!
Difficile pensare che gli innamorati del mitico duo possano tutti apprezzare questo tentativo di riportare in auge un filone ormai legato al passato (chiedetelo ad Amendola quando provò a riportare al cinema “Er Monnezza” di Thomas Milian nel 2005, ndr), ma il film merita di essere visto con quella leggerezza tipica di chi non vuole fare paragoni e vuole godersi un po’ di serenità senza compromessi. Dopotutto, in questo periodo, è quel che ci vuole!
Una doverosa citazione merita la colonna sonora. Riportare nel film la storica canzone “Dune Buggy” degli Oliver Onios (alias Guido e Maurizio De Angelis) in versione remix, uscita dall’ultimo album “Future Memorabilia” dei fratelli di Rocca di Papa, è sicuramente un momento che farà scappare qualche lacrimuccia agli “aficionados” del film e dello storico gruppo musicale.
Se poi i fan non ci staranno e sarà un clamoroso flop solo il tempo lo dirà. Per “arrabbiarsi” c’è sempre il momento opportuno, no?