Sebastiano Spampinato, 30 anni: è lui il killer che venerdì sera ha messo fine alla giovane vita di Giovanna Cantarero, detta Jenny.
Un agguato, vero e proprio, con l’unico scopo di uccidere l’ex compagna, con cui aveva avuto una relazione definita burrascosa.
Ha atteso che la povera ragazza finisse il proprio turno di lavoro al panificio-pasticceria di Lineri, in via Alfred Nobel.
Poi, alle 21.30 circa, a volto coperto, l’ha freddata con 3 colpi di pistola, di cui uno in pieno volto, scappando immediatamente a bordo di uno scooter.
Dopo 3 giorni di latitanza, i Carabinieri lo hanno rinvenuto morto questa mattina, probabilmente suicida, in un casolare nei pressi di Vaccarizzo.
L’uomo, sposato, possedeva un centro scommesse nell’hinterland etneo, precisamente a San Paolo, quartiere di Gravina di Catania.
In passato, aveva frequentato il movimento Ultras del Calcio Catania, partecipando anche ai diversi sit-in organizzati dai supporters rossazzurri a Piazza Dante.
Spulciando tra i suoi profili social, in quel che sembra un beffardo e tragico scherzo del destino, siamo riusciti a scovare un particolare post del marzo 2020.
Un post, cioè, relativo ad uno striscione appeso dal movimento del tifo organizzato all’esterno dello stadio “Angelo Massimino” con scritto: “Rispetto per le donne, l’8 marzo tutti i giorni: basta abusi”.
Ebbene, Sebastiano Spampinato lo aveva condiviso sulla sua stessa pagina.
A questo punto, amaramente, ci si chiede cosa possa aver spinto la sua mente, quasi due anni dopo, a compiere un’atrocità del genere.
Il perchè, con fare spietato, abbia strappato all’amore di una bambina di 4 anni una giovane e innocente mamma.