Sfratto alle famiglie in Via Gallo: chiesto un tavolo urgente in Prefettura

Catania, imminente sfratto a danno delle famiglie di Via Gallo.

“Alle famiglie occupanti le abitazioni in via Gallo si dia la possibilità di mettere a punto un nuovo accordo transattivo con l’Azienda ospedaliera Policlinico, proprietaria dell’immobile. Così da evitare esecuzioni forzate e prevenire problemi di ordine pubblico. Sollecitiamo, in tal senso, un tavolo di confronto da convocare urgentemente nella sede più autorevole e qualificata, ovvero la Prefettura”.

Questa è la richiesta della deputata regionale del M5S, Gianina Ciancio. Ma anche di Pierpaolo Montalto di Sinistra Italiana. Angelo Villari segretario del Pd e il deputato dell’Ars Claudio Fava. Richiesta avanzata dopo l’assemblea di ieri: svolta davanti alla Sede catanese della Regione. La questione è lo sfratto imminente che potrebbe colpire alcune famiglie di Via Gallo. Chiedono da tempo di poter regolarizzare la propria posizione.

“Ci sono dei buoni margini per raggiungere una soluzione – sostengono gli esponenti politici – ma è necessario che le parti vengano convocate ufficialmente, così da dare l’opportunità al Sunia, che rappresenta le famiglie, di avanzare una nuova proposta all’ente proprietario degli immobili. Riteniamo sia importante, inoltre, la presenza istituzionale del Comune di Catania e del policlinico (proprietario dell’immobile) per i risvolti della vicenda sul piano economico, sociale e dell’ordine pubblico. Chiediamo al prefetto di mettere in campo ogni azione possibile per agevolare questo percorso”, concludono Ciancio, Montalto, Villari e Fava.

Per capire meglio: 4 famiglie sgomberate da un immobile di proprietà del Policlinico di Catania: la polemica

Si è trasformato in un vero e proprio caso sociale la vicenda di quattro famiglie, tutte economicamente disagiate, che da molti anni occupano un immobile abbandonato in via Gallo 3 a Catania, ma da oltre 35 anni di proprietà prima dell’ospedale “Vittorio Emanuele” e successivamente del Policlinico di Catania.

Il 24 gennaio gli occupanti saranno sgomberati; questi mesi, infatti, l’Azienda ospedaliera ha avviato l’iter che ha disposto l’intervento dell’ufficiale giudiziario.

Il Sunia di Catania ha invitato tutti gli interessati ad un’assemblea di quartiere pubblica che si terra OGGI  lunedì 17 alle 19 di fronte ex Palazzo ESA (via Beato a Bernardo 5).

La vecchia proprietaria donò l’immobile al reparto del Vittorio Emanuele.

La donna in precedenza aveva concesso in affitto ad alcune famiglie gli appartamenti dell’immobile di sua proprietà.

Nel corso degli anni si è registrata una sostituzione delle vecchie famiglie con altre che hanno chiesto all’Amministrazione ospedaliera responsabile dell’immobile di poter regolarizzare la propria posizione, non ottenendo mai una risposta risolutiva. 

NEL 2006 L’INIZIO DELLA BATTAGLIA GIUDIZIARIA

Al contrario, nel 2006 viene promossa dall’azienda ospedaliera una causa nei confronti di alcune delle famiglie occupanti per il rilascio degli appartamenti  detenuti senza titolo.

Nel corso della causa in diverse occasioni si è tentata una mediazione stragiudiziale.

Ciò per pervenire ad un accordo tra le parti, accordo più volte quasi raggiunto.

Il cambio di direzione dell’Azienda del Policlinico, però, e le diverse vicende amministrative non hanno consentito che la chiusura positiva della vicenda.

La sentenza emessa nel 2016 condanna le famiglie a pagare i canoni pregressi e a lasciare  gli appartamenti. 

In questi anni, secondo il Sunia, gli interessati si sono presi cura dell’immobile nonostante nel contenzioso queste somme spese non si tenessero in conto.

Il Sunia aveva presentato da parte dell’ospedale una proposta transattiva, discussa con gli interessati.

Una proposta che potesse consentire alle famiglie di estinguere con una rateizzazione il debito pregresso.

Ovviamente decurtato tenendo anche conto delle spese fatte per la manutenzione ordinaria e straordinaria, e di pagare regolarmente i canoni dell’affitto.

La presentazione della domanda è giunta il 1º Dicembre; la risposta, negativa, è arrivata solo martedì 10 gennaio.

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