Un patto per la coesione territoriale, per la crescita e lo sviluppo. Un documento da elaborare e condividere tra imprese e sindacati, che definisca in modo concreto visione, obiettivi e strategie necessari a cogliere le nuove opportunità messe in campo dal Recovery Plan per la città. Questo quanto stabilito oggi nel corso di un incontro svoltosi a Catania, presso la sede di Confindustria, tra i segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, rispettivamente Carmelo De Caudo, Maurizio Attanasio, Enza Meli, Giovanni Musumeci e il presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco.
IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA
“Abbiamo di fronte grandi opportunità da cogliere ma occorrono capacità progettuale e concretezza – ha dichiarato Biriaco -. Imprese e sindacati hanno la responsabilità di partecipare alla definizione di un progetto che dia respiro ai nostri punti di forza. La disponibilità di risorse del Piano di ripresa e resilienza ammonta per il Sud a circa 82 miliardi di euro, un potenziale enorme. I suoi pilastri, digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutture, istruzione, salute, toccano settori fondamentali per il futuro di Catania. Ambiti nei quali esistono imprese capaci e qualificate, che potranno dare slancio agli investimenti. Occorrono strumenti come la decontribuzione Sud una misura compensativa fondamentale non solo per mantenere i livelli occupazionali, ma per poter accrescere e qualificare la nostra forza lavoro”.
IL SEGRETARIO CISL
Abbiamo chiesto l’incontro a Confindustria – ha spiegato Attanasio – perché, nel silenzio della politica che grava attorno al futuro di Catania, potesse realizzarsi un confronto con le forze sociali e produttive del territorio e comprendere se sia possibile sottoscrivere un Patto per la salute e il lavoro, per dare futuro e speranza ai tanti giovani catanesi, come avvenne per l’insediamento dell’allora 3Sun (oggi Enel Green Power) e come abbiamo recentemente fatto per la STM. La Cisl è disposta a discutere apertamente e senza pregiudizi su quali progetti e quali investimenti mettere in campo, e in che modo, per guardare con ottimismo al post-pandemia, e con il principale scopo di far ridestare Catania e la sua area metropolitana in un contesto di legalità, giustizia, benessere sociale, sviluppo e libertà.
IL SEGRETARIO CGIL
Quando si guarda al destino dell’industria catanese – ha aggiunto De Caudo – è necessario confrontarsi tra sindacato, istituzioni e associazioni datoriali e puntare a una “visione” su misura per la città, anche in considerazione del Pnrr. È il momento di chiedersi come e se alcune scelte impatteranno sul territorio. Nuove occasioni di sviluppo e di lavoro sono all’orizzonte ed alla nostra portata ma è necessario fare sistema. In tutto questo è impossibile ignorare la carente infrastrutturazione complessiva della Zona Industriale. Dobbiamo renderla più attrattiva e sicura per realizzare nuovi ed importanti investimenti.
IL SEGRETARIO UIL
“L’ormai cronica condizione di crisi della nostra provincia e dalla pandemia – ha rilevato Enza Meli – ha esasperato il disagio. Per affrontarlo, la Uil indica come priorità sanità e diritto alla salute, risposte alle emergenze sociali, diritti dei lavoratori e lotta alla criminalità”. “A proposito di diritto alla salute, chiediamo la collaborazione di tutti perché si producano i vaccini nello stabilimento Pfizer di Catania e perché ciò rappresenti il primo passo verso la creazione di una FarmaValley etnea. Questo, comunque, è solo un tassello del Progetto Catania che passa anche dalla denuncia delle opportunità negate al nostro territorio, dalla rivendicazione di un piano infrastrutturale capace di colmare ritardi decennali, dalla realizzazione delle opere incompiute, dal recupero della Zona industriale oggi in condizioni di impressionante degrado. Con la nostra comune iniziativa, infine, vogliamo rimediare a un’assurdità che grida vendetta: il mancato inserimento di Catania in fascia 1 di rischio sismico”.
IL SEGRETARIO UGL
“Abbiamo apprezzato l’invito di Confindustria Catania – ha dichiarato Giovanni Musumeci – e la volontà di riunire la parte sociale con quella sindacale per discutere insieme del futuro della nostra area metropolitana. Un contesto dalle enormi prospettive, ma dove è forte la paura che le iniziative legate al Piano di resilienza possano essere sopraffatte dall’inerzia e dalla burocrazia. Bisogna partire da due punti cardine: il primo che i progetti di sviluppo non siano sovrapposti ad altri già finanziati, il secondo che si dia priorità a quelle opere la cui realizzazione è strettamente connessa alla crescita economica e occupazionale. Auspichiamo che questo sia il primo di una serie di confronti, anche con le istituzioni, che possa invertire la rotta rispetto alle sporadiche occasioni di concertazione fin qui registrate”.