Sputnik V: il vaccino più efficace contro Omicron non autorizzato

Sputnik V: è possibile difendersi dalla pericolosissima variante del SARS-CoV-2, Omicron.

Si tratta del vaccino russo che non ancora autorizzato dalle agenzie europea e italiana del farmaco Ema e Aifa. Nonostante ciò, proprio Sputnik V sembra essere il più efficace tra i vaccini, per sfuggire alla Variante Omicron. Secondo il team tecnico scientifico Covid 19 dell’Istituto Spallanzani, infatti, tutti i vaccini sembrano perdere parte dell’efficacia di fronte a Omicron.

La scoperta e le polemiche dietro la mancata autorizzazione

Gli esperimenti di laboratorio, condotti in collaborazione tra l’Istituto Spallanzani e Istituto Gamaleya, hanno documentato che oltre il 70% delle persone vaccinate con Sputnik V mantengono un’attività neutralizzante contro Omicron. Che, inoltre, si mantiene per larga parte anche a distanza di 3-6 mesi dalla vaccinazione

Si tratta di una possibile svolta a nome Gamaleya (istituto che ha creato lo Sputnik V) e Spallanzani. In conformità alle spiegazioni fornite, il vaccino russo avrebbe una capacità maggiore rispetto a quello americano di rispondere alla variante Omicron: “Più di 2 volte superiori rispetto a 2 dosi di vaccino Pfizer”.

Le polemiche, però, sono tante. Infatti, nonostante la sua efficacia, Sputnik V non ha ancora ricevuto autorizzazione: è stato il primo vaccino a essere annunciato, ad agosto 2020. L’affidabilità, però, è tale che il Presidente Vladimir Putin lo ha fatto somministrare anche alle figlie del Nuovo Zar di Russia.

Anche l’ “Istituto per la Sicurezza Sociale” dice sì a Sputnik V

L’ “Istituto per la Sicurezza Sociale” della Repubblica di San Marino ha espresso “piena fiducia sulla sicurezza ed efficacia del vaccino russo Sputnik V”. In maniera particolare nei confronti della variabile più pericolosa e più temuta: la Delta.

“I dati della campagna vaccinale in corso – ha scritto 9 mesi fa l’Istituto della Repubblica del Titano – dove in circa il 90% dei casi è stato utilizzato il vaccino realizzato e prodotto dal Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica “N. F. Gamaleja” di Mosca, mostrano un repentino calo dei contagi nel territorio a distanza di un mese dall’inizio della somministrazione del vaccino, avvenuta il 1° marzo. Nonostante già da metà febbraio fosse stata confermata una elevata presenza della cosiddetta “variante inglese” del virus nella Repubblica”.

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