L’assemblea regionale approva un provvedimento che tende la mano a chi ha subito aggressione dai partner e ai figli
Donne sfregiate dagli uomini o figli delle vittime di femminicidio equiparate ai familiari delle vittime di mafia. Dall’Assemblea Regionale Siciliana all’alba di mercoledì 9 gennaio è stata approvato un importante provvedimento che aiuta le donne che hanno subito violenza ad essere autonome economicamente. Potranno infatti essere assunte con chiamata diretta dalla pubblica amministrazione.
Lo prevede una norma della legge stralcio alla finanziaria, ossia un’integrazione alla norma regionale che già prevede questi benefici per le vittime delle criminalità organizzata. La facoltà di assumere non sarà solo della Regione ma anche degli altri enti locali, le aziende sanitarie e gli enti o gli istituti dagli stessi vigilati.
Il via libero definitivo è arrivato dopo una sessione di bilancio che è andata avanti per un mese e mezzo che ha poi visto un lavoro finale lungo per ben 24 ore in aula (l’approvazione è arrivata che era l’alba), nonostante l’opposizione della minoranza.
La manovra costa complessivamente un miliardo di euro, sostenuta in aula in modo particolare da due esponenti della maggioranza, l’assessore all’Economia Marco Falcone, in quota Forza Italia Luca Sammartino dell’Agricoltura, esponente della Lega.
“La presente proposta, nasce della necessità di lavorare sia sul fattore culturale che sulla cosiddetta percezione del problema concernente la violenza sulle donne, considerato il continuo aumento delle vittime di femminicidio nel territorio regionale. Si tratta di un primo tassello utile all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, con danni permanenti e visibili, ma anche dei figli orfani di madre, causato dal femminicidio”, si legge nella relazione tecnica alla norma approvata.
“È un primo tassello utile all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, con danni permanenti e visibili – continua il documento – ma anche dei figli orfani di madre, causato dal femminicidio”.
Numeri alla mano, in Sicilia sono in aumento i casi di violenza sulle donne. Più della metà delle violenze familiari in Sicilia riguarda donne over 65, ha fatto sapere a novembre scorso lo Spi Cgil Sicilia che ha realizzato un’indagine statistica coinvolgendo circa ottomila utenti, di cui quasi 600 dell’isola.
L’indagine fu realizzata da Davide Dazzi e Assunta Ingenito, ricercatori Ires Emilia-Romagna e fu presentata nel corso del convegno La violenza che non fa rumore. A fronte del 60,4% delle donne del campione in Sicilia che almeno una volta nella vita ha subito almeno un comportamento violento, solo il 27,5% del campione maschile della regione (32,8% in Italia) dice di aver commesso o messo in atto un tale tipo di comportamento.
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