VIDEO | Tangente da 100 mila euro: arrestato direttore dei lavori

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti, nei confronti del direttore dei lavori di un cantiere che si trova nel comune di San Marco d’Alunzio. Avrebbe richiesto una tangente e per questo è indagato per tentata induzione indebita.

Il provvedimento cautelare è stato adottato sulla scorta delle risultanze delle investigazioni condotte dai Finanzieri della Tenenza di Sant’Agata di Militello. Unitamente agli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, coordinati dalla Procura della Repubblica di Patti.

LE IPOTESI

In particolare, secondo le ipotesi dell’accusa, che dovranno trovare conferma nei successivi gradi di giudizio, sono stati accertati alcuni episodi commessi da un ingegnere. Questo con la qualifica di direttore dei lavori nell’ambito di “un cantiere di consolidamento di un costone roccioso – a valle di via Cappuccini presso un cantiere del comune di San Marco D’Alunzio – oggetto di precedenti frane”, abusando dei propri poteri (derivanti dal ruolo ricoperto), a più riprese, tentava di convincere un imprenditore (incaricato dell’esecuzione di opere pubbliche destinate alla collettività) a commettere frodi contrattuali nei confronti dell’ente appaltante, pretendendo, dal medesimo imprenditore rilevanti somme di denaro, beni ed altre utilità, per fini strettamente personali (in particolare, la corresponsione di oltre 100.000 euro a titolo di tangente).

I lavori, in particolare, riguardavano la realizzazione di paratie in calcestruzzo. Sostenuti con barre d’acciaio infisse nella roccia ed opere connesse (scavi, tubazioni e opere di drenaggi). Dirette a consolidare un costone roccioso sito nel comune di San Marco D’Alunzio, già oggetto di precedenti frane.

INDAGINE LAMPO

L’indagine “lampo”, che ha trovato un primo vaglio positivo nel Giudice delle Indagini preliminari del Tribunale di Patti, avviata poco meno di 4 mesi fa, è scaturita da una denuncia. Proprio l’imprenditore ha presentato la denuncia alla Guardia di Finanza di Sant’Agata di Militello dal medesimo imprenditore. Quest’ultimo non ha inteso sottostare all’accordo fraudolento proposto dall’odierno indagato ed alla corresponsione della relativa somma nei confronti di quest’ultimo.

Le investigazioni si sono sviluppate anche mediante intercettazioni telefoniche, ambientali ed operazioni di video-sorveglianza. Queste hanno fatto emergere la propensione dell’odierno indagato a servirsi della funzione pubblica lui attribuita, per scopi di personale arricchimento.

Costui, sebbene deputato ex lege a controllare la regolare realizzazione di opere destinate a finalità collettive, anche attraverso la rendicontazione e l’asseveramento dei lavori svolti, proponeva all’impresa appaltatrice modifiche nell’esecuzione dei lavori previsti dal capitolato dell’opera pubblica, in modo da lucrare le somme così indebitamente “risparmiate”, per poi dividerle a metà, secondo i suoi intendimenti, con la stessa impresa incaricata di svolgere i lavori.

LE MODIFICHE

In particolare, le modifiche “proposte” dall’indagato riguardavano la riduzione della lunghezza di alcuni tiranti in acciaio. Questi avrebbero consentito di generare delle economie di spesa ammontanti a circa 200.000 euro. Tale “risparmio”, secondo i propositi del direttore dei lavori, anziché essere riutilizzato nell’ambito dell’opera pubblica in corso di realizzazione, si sarebbe dovuto riflettere sul tornaconto personale dell’ingegnere e dell’impresa eventualmente compiacente, la quale, come già detto, non ha inteso partecipare all’accordo fraudolento ed ha invece denunciato i fatti.

Il direttore dei lavori, in definitiva, invece di porre in sicurezza un costone roccioso ad alto rischio idrogeologico, che, nel corso del tempo, è stato soggetto ad una serie di allarmanti movimenti franosi, mettendo a repentaglio l’incolumità pubblica e la stabilità delle infrastrutture (motivo per il quale l’Amministrazione comunale, in varie occasioni, ha dovuto procedere allo sgombero delle abitazioni maggiormente compromesse, con soluzioni tampone), cercava di sfruttare la sua posizione, in modo da trarne un consistente vantaggio personale.

ESAME DELLA DOCUMENTAZIONE

L’esame della copiosa documentazione è stata acquisita su disposizione della Procura della Repubblica di Patti presso il “Commissario Straordinario per l’emergenza idrogeologica della Regione Siciliana”. Corroborato dalle evidenze emerse nel corso delle indagini tecniche e da numerosi servizi di osservazione e pedinamento effettuati dalle Fiamme Gialle. Hanno fatto emergere la condotta antigiuridica dell’odierno indagato.

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