Woodstock vista mare a Piazza Mancini Battaglia

#ACCATANIA – Woodstock vista mare. Gli ideali, come i vizi e le virtù, sono suscettibili di mutamenti legati al tempo e allo spazio. Le latitudini e la storia trasformano il giusto in sbagliato e viceversa, erodendo sentire comune e convinzioni apodittiche come l’acqua fa con le rocce.

Eppure esiste una cosa che gli uomini anelano da sempre allo stesso modo, immarcescibili ed immutabili nel ricercarla: la libertà. Condizione necessaria per la vita stessa delle polis greche e dea che arrideva solo ai cittadini romani, speme e anelito che accese le rivoluzioni francese e americana, soffio che rase al suolo il muro di Berlino, sempre lei bella, indomita, sfuggente Liberté chérie!

E qual è la città nella quale si sublima questo ideale? In quale posto del globo terracqueo chi vuole costruire un chiosco abusivo durante un’alluvione ha la libertà di farlo? In quale località del mondo le case al mare si edificano sulla spiaggia senza che nessuno batta ciglio? Dov’è che parcheggiare in terza fila e in prossimità di un incrocio diventa un’espressione inviolabile del proprio essere? In quale angolo della terra chiunque ne abbia voglia può sparare fuochi d’artificio in strada bloccando il traffico negli orari di punta?  Ovviamente #accatania! In questa città tutti sono liberi di fare ciò che vogliono senza che vi sia la minima limitazione da parte delle autorità né tantomeno biasimo sociale.

E siccome al meglio non c’è mai fine, esiste un preciso punto in cui tutto questo viene sublimato, la Woodstock catanese nella quale il già alto indice di entropia cittadino si impenna vertiginosamente: piazza Mancini Battaglia, unni  po fari tzo chi voi e nuddu ti dici mai nenti, anzi t’abbattunu i manu picchì si spettu. La location sarebbe anche bellissima, un affaccio sul mare e sul porticciolo di Ognina dove, se non esistesse il catanese cintura nera di inciviltà, la luna che colora d’argento le barche e la scogliera immortalerebbe tutto in un quadro suggestivo e  meraviglioso.

Nda piazza i machini su sbrizziati unni è ghiè. Sarebbe divieto di sosta, ma sono comunque parcheggiate ovunque: in prima, seconda e terza fila, a lisca di pesce, in orizzontale, in verticale e sulla pista ciclabile, che neanche il campione del mondo di Tetris saprebbe fare meglio. 

Cu è ghiè si ferma unni voli e su ci spii picchì, Kevinni t’arrispunni: «avaja mbare, un minutu c’haiu accattari u pisci pe picciriddi» e Sciantalli si lamenta picchì a caminari a peri si squagghia u gilatu e c’allodda l’unghia ca parunu le opere del Guggenheim.  A ciò si uniscono le auto che fanno inversione a U oltrepassando con disinvoltura la doppia striscia continua, un semaforo pedonale il cui funzionamento è da sempre un mistero e, a periodi alterni, i venditori di castagne caliate, mauro e tappiti fintosimilpersiani. Ogni tanto si vede anche qualche auto della polizia municipale…ovviamente parcheggiata in tripla fila perché, nuzzunteddi, anche iddi  hanno diritto a un buon caffè…

A questo delirio si sono recentemente aggiunti i lavori alla rete fognaria – ca su ci càpiti all’orario sbagghiato vedi nel suicidio l’unica possibilità per uscirne vivo – che, però, non hanno fatto scattare  nelle autorità cittadine la banalissima idea di limitare i disagi alla viabilità combattendo l’inciviltà…su carusi e non ci pinsanu. E poi u pisci s’ha vinniri e i gelati non s’anu a squagghiari…

A me viene in mente Dante, quando nel dodicesimo canto dell’Inferno richiamava le teorie di Empedocle secondo le quali l’amore converte il mondo al caos…e così tutto quadra e va al suo posto…l’inferno, l’amore, il caos…la Woodstock vista mare…siamo divini!

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