Sono finite le feste, abbiamo fatto incetta di regali inutili, botti illegali e contagi covid senza accorgerci di nulla. Il Natale e le sue luci ci hanno accecati, le canzoncine dolciastre ci hanno resi sordi, la frenesia per gli acquisti non ci ha fatto ragionare e tutto è passato in secondo piano. Poi gli auguri retorici, i buoni propositi, qualche foto della città vestita a festa e magicamente i nostri amministratori ammugghiànu tutto…
Mentre ci si struggeva per i meno fortunati, infatti, andava in onda l’ennesimo scippo ai danni degli ultimi, contro chi non può protestare perché il suo fastidioso ronzio guasterebbe la luccicante atmosfera di festa. D’altro canto loro non meritano neanche un post, ché quelli vanno riservati alle vere emergenze: iccacciocatania ca accapputtau, quello è davvero importante!
In pochi sanno che questo Natale avrebbe potuto regalare a venticinque clochard un po’ di calore grazie alla consegna di un immobile sito in via Federico Delpino, regolarmente adibito alla loro accoglienza. Invece, proprio quando tutto sembrava pronto e dopo due anni di lavori e burocrazia, il Comune ha fatto spallucce e incredibilmente s’addunau c’ava sbagghiato, perché la struttura – vuota dal 2019 – di bonu e bonu è stata giudicata non adatta a loro poiché “troppo decentrata”.
Ma facciamo un passo indietro: il cespite in questione fu sequestrato alla mafia e utilizzato sino al 2019 per l’accoglienza dei migranti. Poi, cessato tale utilizzo e dopo esser rimasto vuoto, si è pensato meritoriamente di adibirlo a dormitorio per i senzatetto. Il processo di attribuzione è partito nel 2020, mentre l’illuminata amministrazione etnea denunciava per occupazione di suolo pubblico chi osava dormire sulle confortevolissime panchine catanesi e l’ex assessore leghista all’Ecologia Fabio Cantarella, uno dei grandi artefici dell’eccezionale pulizia di Catania, parlava sprezzante di “villette di cartone”, non facendo caso evidentemente alle montagne di munnizza che il suo operato nel frattempo ci regalava.
A giugno 2021 l’assessore ai Servizi Sociali Giuseppe Lombardo aveva dichiarato l’imminenza dell’agognata consegna, che tuttavia è stata ulteriormente rimandata di sei mesi. Infine a dicembre, quando il faticoso iter sembrava finalmente completato, lo stesso assessore ha stoppato tutto picchì s’accuggìu ca Librino non è attagghiu da via Etnea. Evidentemente, secondo questi signori, è meglio che un poveraccio viva sotto i portici di Corso Sicilia, freddini ma centrali, piuttosto che con un tetto sulla testa a Librino, ché quel quartiere è troppo lontano dal Liotro.
Assessore, ma secondo Lei quanto gliene può fottere a un senzatetto di guardare il culo dell’elefante? E se anche fosse, vi n’accuggiti dopo due anni? U Librino u spustanu ora o era già là?
Tra un mese saremo in pieno periodo agatino e tutti i nostri amministratori ripeteranno come ogni anno il rito del pentimento, della mestizia e della preghiera, con i soliti stucchevoli discorsi di falsa costernazione per chi è meno fortunato. Nel frattempo gli ultimi di questa città continueranno a dormire tra i ritagli di cielo stellato, in attesa che si riesca a trovare per loro un attico con vista Duomo, ché sennò di puurazzi non ponu pigghiari sonnu…
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