L’affare dei cinecomics sta sempre più acquisendo interesse da parte dei produttori che, negli ultimi anni, stanno sfruttando il filone aperto dalla Marvel con Iron Iron e molti anni addietro la DC Comics con i vari Superman e Batman, per sbaragliare il botteghino con incassi milionari. Non sempre però è tutto oro ciò che luccica. E’ il caso di Morbius, diretto da Daniel Espinosa, uscito nelle sale dopo un continuo rinvio, è stato senza dubbio una delle pellicole più travagliate dell’ultimo periodo.
Originariamente previsto per luglio 2020, a causa dell’emergenza Covid è slittato prima a marzo del 2021, fino all’ufficiale uscita che ha stravolto anche il contesto temporale del film, ritrovatosi ad essere il terzo film del “Sony’s Spider-Man Universe” (dopo “Venom” del 2018 e il suo sequel dello scorso anno), ma soprattutto ad uscire dopo l’acclamatissimo “Spider-Man No Way Home” del filone del Marvel Cinematic Universe.
Così, dopo aver sperato di cavalcare l’onda del successo con il già citato “Venom” (in realtà senza grandi risultati), la Sony ci riprova con un nuovo film “stand alone” con una nuova nemesi dell’Uomo Ragno. Stiamo parlando di Michael Morbius, brillante medico che a causa di una malattia del sangue senza cure, deciderà di sperimentare su sé stesso un siero ottenuto da vampiri pipistrelli dell’Amazzonia, con gli effetti collaterali che, obiettivamente, non bisogna essere geni cinefili per intuire.
A prestare il volto a Morbius è uno stralunato Jared Leto, tornato ai cinecomics dopo il fallimentare esperimento interpretativo del Joker nel mondo DC Comics, sia in “Suicide Squad” del 2016 che in “Justice League”, in quest’ultimo caso dopo che le sue scene sono state riesumate nella versione director’s cut del 2021 “Zack Snyder’s Justice League”. L’attore nel complesso non se la cava male nei panni del “dentuto” dottore, ma i problemi di questo film sono ben altri.
Il primo, in assoluto, è quello di voler far diventare Morbius un film necessariamente “per tutti”. Il risultato è inqualificabile: come si fa a fare un film su un vampiro dove il sangue, per quasi tutta la durata della pellicola, a malapena si intravede? Non parliamo della sceneggiatura poi! La sensazione è che si sia tentato a tutti i costi di comprimere nei 108 minuti tutto un complesso concettuale non accompagnato dalle immagini. In pratica, quello che vedi è successo… come? Beh… immaginalo!
Anche gli altri personaggi appaiono fiacchi. Da Adria Arjona (nei panni di Martine Bancroft, l’interesse amoroso del protagonista) a Matt Smith (in quelli di Milo, ovvero Lucien, così ribattezzato dall’amico Morbius), senza parlare dei personaggi degli agenti Simon Stroud ed Albert Rodriguez, ben definiti nei fumetti Marvel, mentre qui appaiono quasi del tutto senz’anima.
Tante le cose a non andare. I più attenti avranno notato come molte scene apparse nel trailer iniziale del 2020 siano state del tutto state tagliate. Così come l’apparizione di Adrian Toomes, alias L’Avvoltoio (interpretato dal sempreverde Micheal Keaton), sia stata relegata a pochi frame nelle scene post credits (anche queste molto in contraddizione con la logica finora imbastita nel MCU).
Merita un plauso, ovviamente ironico, anche la regia ed il montaggio. Espinosa pare voglia tramutare il film in un primo filone dark con punte horror: il risultato è al limite del goliardico. Basti vedere la scena dell’infermiera assassinata nel corridoio per comprendere quanto siamo di fronte ad una realizzazione frettolosa e senza mordente. Il montaggio, dicevamo? I combattimenti sono assolutamente caotici e poco visibili, salvo in quei pochi istanti in cui lo slow motion permette allo spettatore di capire cosa stiamo vedendo sullo schermo. La CGI è, tra l’altro, al limite dell’amatoriale. Mai definita!
In sostanza? Il peggiore del mondo cinecomics Marvel? No, assolutamente…abbiamo visto di peggio (“The New Mutants” docet), ma questo è un film che non troverà facilmente estimatori, specie perché, a tutti i costi, l’obiettivo della Sony (ovviamente in associazione con la Marvel) è quello di far convogliare tutti questi film individuali sui nemici ad un’unica pellicola dove dovrebbe apparire il tessitela amichevole di quartiere (interpretato da chi non è dato sapere… c’è chi punta su Andrew Garfield), ma se le trame sono confuse e i protagonisti poco accattivanti, il rischio di un pesante flop è dietro l’angolo.