Mundus Cereris in Via Santa Sofia. Le moderne feste cristiane sono il frutto del processo sincretico che, nei secoli, ha trasformato le ricorrenze degli antichi culti pagani. Spesso legate all’immutabile alternarsi delle stagioni nel perpetuo rincorrersi di vita, morte e rinascita, per ammantarle di una patina di religiosità monoteistica. Iniziando dal Natale per finire con la Pasqua. Se si scava nell’antica cultura precristiana, si possono infatti rinvenire tracce di tradizioni che poco hanno a che fare con le religioni abramitiche.
Anche la Festa dei Morti, risale a sacre e ancestrali pratiche bucoliche, sicuramente celtiche, ma anche etrusche e romane, durante le quali si celebrava la fine dell’anno rurale – e la morte della natura che si arrende all’inverno – vista come un momento di passaggio durante il quale si poteva entrare in contatto con l’aldilà.
In particolare, nella Roma pagana, l’8 novembre (così come il 24 agosto e il 5 ottobre) veniva aperto fisicamente un varco scavato dentro i templi dedicati alla dea Cerere, il Mundus Cereris, che si credeva mettesse in contatto il mondo dei vivi con quello dei morti. Gli antenati avrebbero avuto così la possibilità di vagare liberamente sulla terra per andare a trovare i propri cari, i quali a loro volta li avrebbero accolti esibendo candele accese, cibo e dolciumi. Nel corso dei secoli tali tradizioni sono così arrivate sino a noi, anche se cristianizzate e depaganizzate.
Accatania, dove facciamo dell’esagerazione una medaglia al valore, la Festa dei Morti è un appuntamento clou per almeno tre motivi: i viscotta ca ni calamu finu a scuppiari, i riali ca pi fozza s’anu a fari e picciriddi e soprattutto l’immancabile fiera! Ogni anno, nella città dell’elefante, l’appuntamento mondano del mercato di novembre richiama difatti migliaia e migliaia di visitatori, attratti dall’offerta di tutto ciò che il catanese medio possa desiderare: collezioni di scarpe che partono dalla stagione autunno/inverno 1814 e che anche il Metternich avrebbe considerato fuori moda, vestiti per tutti i gusti soprattutto se palesemente osceni, utensili e cianfrusaglie per la casa, giocattoli rigorosamente made in China, dolci d’alliccarisi i baffi e gli immancabili panini ca sasizza che alle falde dell’Etna non possono mai mancare.
Ma la vera guest star della kermesse è chiddru ca vinni pignate: un tizio dal marcato accento nordico – che però verosimilmente viene al massimo da Piano Tavola – munito di un microfono agganciato all’orecchio in stile Ambra di “Non è la RAI”, che sbandiera con vigore le qualità di padelle e pentole all’apparenza normalissime, ca però a sentiri iddru cucinanu sule. Il tutto davanti a un pubblico che ascolta a bocca aperta, mentre Scianttalli s’abbilìa picchì non po chiù stari senza di pignati e Kevinni ci rispunni di starisi muta picchì soddi non cinn’è.
L’anno scorso il covid ci ha privato di questo imperdibile appuntamento, ma quest’anno – che il covid c’è lo stesso ma ni ni stamu futtennu – il grande suk è stato riproposto in tutto il suo splendore, ma soprattutto senza lasciare nulla al caso…
All’uopo sono stati interpellati gli strateghi etnei della “location perfetta”, che già avevano così ben performato per “l’affaire ruota panoramica”…e che idea geniale hanno partorito questa volta?
«Facemula a tagghiu do Policlinico, ca c’è bellu paccheggiu!»
In una città autocentrica come Catania, infatti, l’unico requisito che viene richiesto perché una manifestazione sia da considerarsi perfetta è che ci sia modo di parcheggiare, ovviamente anche e soprattutto con il prezioso ausilio degli abusivi. Poi, se il traffico impazzisce e nei paraggi c’è anche un ospedale con pronto soccorso, se i bus della Circumetnea sono sfrattati e costretti a cercare riparo presso la stazione Milo della metro sfrattando a loro volta le auto degli utenti, poco importa: quello che conta è che i catanisi ponu lassari a machina ‘nde vicinanzi.
Le conseguenze di questo ennesimo colpo di genio sono state ore e ore di paralisi totale nel giorno di Ognissanti (l’unico senza pioggia), a cui non sono scampate neanche autoambulanze, pazienti, medici e paramedici che dovevano raggiungere il nosocomio per necessità lavorative o di salute.
Un vero e proprio inferno, come se il Mundus Cereris fosse stato aperto in via Santa Sofia e ne fossero usciti diavoli piuttosto che innocue anime di defunti. Perché noi siamo così, #accatania alle tradizioni ci teniamo assai assai…
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