Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, prova a fare chiarezza sulla vicenda di Ravanusa. Si ipotizza che sia stata una bolla di metano a causare l’esplosione dell’11 dicembre che ha causato la morte di 10 persone (tra queste un feto rimasto nel grembo materno).
Non si fermano le indagini: si sta cercando di ricostruire la dinamica dell’esplosione e comprendere le modalità e le ragioni per le quali si sia creata la bolla di metano. Al momento, la bolla sembra essere localizzata al di sotto o in adiacenza di Via Trilussa 65. I dubbi sono ancora tanti.
Sono i carabinieri del Nucleo Operativo del comando provinciale di Agrigento e il nucleo Investigativo antincendio di Palermo a occuparsi delle indagini.
Creato un pool di magistrati che metta in luce le cause dell’esplosione.
Il pool ricopre il ruolo di coordinamento dei diversi tecnici incaricati. Il procuratore capo, Luigi Patronaggio, coordina la squadra, formata anche da Salvatore Vella, procuratore aggiunto e dai sostituti Chiara Bisso e Sara Varazi.
Costituito, inoltre, un collegio peritale coordinato dall’ingegnere Antonio Barcellona.
Ma la Procura della Repubblica di Agrigento nominerà, inoltre, un consulente geologo e un ulteriore esperto in materiali esplodenti.
A seguito dei sopralluoghi compiuti, Patronaggio ha comunicato che “sono stati repertati, per le analisi successive, diversi ed eterogenei materiali rinvenuti nel luogo del disastro”.
Intanto il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, ha chiesto la convocazione del consiglio comunale, fissato prima di Natale.
Ha, inoltre, dichiarato che verrà intitolata una strada alle vittime dell’esplosione.
Sarà, probabilmente, sita proprio nella zona in cui è avvenuta la tragedia.