“Le risorse ci sono, ma manca il personale e non si intravede ancora né una seria riorganizzazione dei servizi, e neppure una soluzione dei problemi storici della sanità regionale. A partire dalla chiusura di strutture inadeguate (e pericolose) come alcuni piccoli ospedali e punti nascita. Si rischia di sprecare risorse. E costruire Case di Comunità che rimarranno scatole vuote o cattedrali nel deserto, senza alcuna interazione e integrazione con la medicina del territorio“.
Questa la denuncia e l’appello lanciato oggi alle istituzioni politiche a Catania (all’hotel NH di Piazza Trento) nel corso di un Convegno Regionale organizzato da Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu: uno dei più rappresentativi sindacati dei medici del territorio (specialisti ambulatoriali, di famiglia, del 118, guardia medica e pediatri) e degli ospedalieri.
Ai lavori moderati da Guglielmo Troina, giornalista Rai, sono stati presenti: Antonio Scavone, Assessore regionale alla Famiglia, Roberto Bonaccorsi, Vice Sindaco di Catania. Angelo Villari, segretario provinciale del Pd, Maurizio Lanza, Direttore Generale Asp Catania.Nunzio Ezio Campagna, Vice Presidente Ordine dei Medici di Catania, Gaetano Mancini, Presidente Confcooperative. Calogero Guccio, Professore ordinario Scienza delle Finanze-Università di Catania e Associate editor International Journal of Public Health.
Fismu: la preoccupazione per la gestione delle risorse da parte della Regione Siciliana e delle Asp
Per Fismu sono intervenuti Paolo Carollo, Segretario Regionale, Cosimo Trovato, Coordinatore Provinciale. Teo Raciti, Responsabile provinciale Assistenza Primaria, Marco Alise, dirigente Regionale. Emanuele Cosentino, responsabile nazionale 118.
Fismu ha ricordato che la Sicilia percepirà una corposa fetta di finanziamenti. Ma preoccupano le modalità d’investimento che stanno prevedendo la Regione e le Asp. A fine febbraio l’Assessorato alla Sanità ha comunicato al Ministero della Salute le strutture che saranno modernizzate per diventare Case Di Comunità (CDC) e Ospedali di Comunità (ODC): è stato fatto un copia e incolla dell’esistente con individuazione di doppioni o con pericolose sovrapposizioni.
Due esempi pratici
Due esempi: il primo ad Acireale. Nonostante ,infatti, esista già un Poliambulatorio allocato al vecchio Ospedale, che potrebbe essere ampliato utilizzando alcuni locali già esistenti ma ora abbandonati, si preferisce sprecare risorse per adattare un vecchio Poliambulatorio da rifunzionalizzare integralmente.
Il secondo nella provincia di Palermo. Con la cattiva distribuzione delle Case della Comunità: 5 quelle previste nella zona di Misilmeri, e tra queste due a pochi chilometri l’una dall’altra, con un bacino di appena 10.000 abitanti. E invece nella zona di Bagheria se ne programma 1 sola con circa 100.000 cittadini, quando ne servirebbero almeno altre tre.
Sono previsti i fondi per le strutture, ma non sono previsti stanziamenti per adeguare le piante organiche delle nascenti Case delle Comunità. Ma peggio ancora non si sanano le carenze negli ospedali e nel territorio a partire dal 118, della medicina generale (Continuità assistenziale) e della Specialistica Ambulatoriale.
La questione irrisolta dei piccoli ospedali e dei punti nascita
Infine, il nodo irrisolto di quei piccoli ospedali e punti nascita che rimangono aperti per ragioni certamente non sanitarie. E che sono una ulteriore fonte di rischio per i cittadini e di spreco di risorse e personale. Che potrebbe essere utilizzato in modo più adeguato.