«È impensabile dichiarare di voler far crescere il Paese, riattivare il settore delle costruzioni, avviare in modo concreto il processo di efficientamento energetico e riqualificazione, modificando periodicamente il quadro normativo, anche in modalità retroattiva, generando confusione e arrestando, di fatto, la ripresa economica e la rigenerazione del patrimonio immobiliare italiano, vetusto ed energivoro». Questo l’allarme lanciato dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Catania e dalla sua Fondazione.
Ciò alla luce delle modifiche sulla cessione del credito previste dal decreto Sostegni Ter, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 gennaio.
L’articolo 28, infatti, prevede una sola cessione del credito maturato dai lavori legati ai bonus edilizi, anche per quelli già ultimati.
“Una norma – secondo Greco e Bonanno – inspiegabile, considerando che la cessione del credito ha permesso di rendere efficace il Superbonus e gli altri vantaggi fiscali. Questa modifica si unisce ad altre disposizioni che rallentano il processo di rigenerazione del Paese, con gravi ripercussioni anche sulle attività professionali e sull’economia.
“Infatti – spiegano gli istituti finanziari – a breve non accetteranno più crediti perché saturi.
“Con la conseguenza di utilizzare il “saldo a stralcio”, a discapito di committenti, professionisti e imprese che hanno già stipulato contratti”.
Questo, come spiegano Greco e Bonanno, darebbe vita a un effetto a catena.
Le imprese e i professionisti, senza liquidità, non pagherebbero fornitori, dipendenti ed enti previdenziali, oltre all’impossibilità di saldare l’Iva.
Ancor più svantaggiate – sottolineano i presidenti della categoria etnea – le famiglie che non avranno la possibilità di anticipare importi considerevoli.
Questo è quanto emerge dall’approfondita analisi del sistema da parte di Ordine degli Architetti e Fondazione, «coscienti della necessità di intervenire contro le frodi, ma non a discapito di chi abbia operato in modo corretto e onesto».
Un appello al Governo in funzione di una «prospettiva futura.
Attraverso provvedimenti che rendano strutturale un processo che si è dimostrato, nonostante le difficoltà, una possibilità concreta di rigenerazione e riqualificazione.
Un percorso di rigenerazione non può essere affrontato di sei mesi in sei mesi – concludono i presidenti – ma richiede programmazione e attenzione alla sicurezza sismica, all’efficientamento energetico e alla qualità architettonica dell’intervento, che va oltre le sole caratteristiche tecniche».
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