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La Sicilia

Sequestro da 300 mila euro al cassiere del clan del rione Mangialupi

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La Guardia di finanza ha sequestrato beni per un valore stimato di oltre 300 mila euro, riconducibili ad un noto esponente del clan mafioso di Cosa nostra egemone nel rione Mangialupi di Messina. L’indagato, organico al clan sin dal 2013, come accertato nel noto processo di mafia scaturito dall’operazione “Dominio”, avrebbe mantenuto inalterato, per lungo tempo, il proprio potere criminale, tanto da conservare i contatti con gli altri esponenti al clan o comunque vicini.

Formalmente assunto, prima presso un distributore di carburante intestato alla moglie del “capo clan” e, poi, presso un tabaccaio riferibile alla famiglia mafiosa, l’uomo colpito dal provvedimento era preposto al delicatissimo ruolo di “cassiere”, con disponibilità delle chiavi del locale in cui le risorse in contanti erano custodite.

Tra i più significativi contributi estrinsecati a carico dell’indagato, come rappresentati nella sentenza di Appello del 2019 e confermata dalla Corte di Cassazione nel 2021, il “cassiere”, oltre ad essere il tenutario del “libro di cassa” contenente le indicazioni dei proventi del gioco d’azzardo e delle estorsioni, sarebbe stato custode delle somme di denaro contante, per conto del clan. I militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Messina sequestrarono, nel corso delle indagini, oltre 140 mila euro in un locale di cui aveva la disponibilità di accesso e ne custodiva le chiavi.

L’indagato, poi, oltre a mantenere i contatti con il commercialista, al posto dei rappresentanti legali (teste di legno) delle attività commerciali del clan, sarebbe stato presente, sempre, in occasione di controlli e sequestri di macchinette videopoker illegali controllate dal clan e posizionate nei vari locali situati a Messina nel rione Mangialupi.

In particolare, nel 2014, in occasione di un controllo della Guardia di Finanza, sarebbe stato incaricato dal capo clan di far scomparire “tutti i documenti dall’ufficio”.

Il provvedimento, sottolineano gli investigatori, “viene eseguito nei confronti di un soggetto a piena disposizione del gruppo e dei suoi multiformi interessi illeciti, integrando la condotta di chi si trova in ‘rapporto di stabile ed organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio criminale'”.

Sotto sequestro sono finiti una unità immobiliare, nel Comune di Messina, un’auto, conti correnti e libretti di deposito a risparmio.

Redazione

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